(Adnkronos) – Oltre 7 italiani su 10 vogliono il riconoscimento del reato di duplice omicidio in caso di donna in gravidanza, ben il 64% è favorevole al riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo, come sancito dalla Costituzione, anche ai nascituri, e per il 57% il criterio principale per distinguere un essere umano è che abbia un Dna, proprio come accade fin dal momento del concepimento. Sono i dati del Sondaggio di Pro Vita & Famiglia onlus commissionato a Noto Sondaggi e presentati questa mattina presso la Sala Cristallo dell’Hotel Nazionale, a Roma, durante la conferenza stampa ‘Semplicemente Umano’, organizzata dalla onlus in collaborazione con World Youth Alliance. “I risultati del Sondaggio evidenziano un consenso popolare sul riconoscimento del duplice omicidio, ben il 76% e addirittura il 79% delle donne, e questa è la prova di come per gli italiani quella nel grembo materno è una vita umana a tutti gli effetti, da tutelare e proteggere”, spiega Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus.
“Anche gli altri dati emersi, sui diritti umani da riconoscere ai nascituri e sul Dna come criterio principale per distinguere un essere umano sono l’ennesima conferma di quanto diciamo da sempre con le nostre battaglie in favore della Vita, in ogni sua fase e condizione, e per i diritti di donne, bambini e di tutte le persone: ovvero che i diritti umani hanno inizio nel grembo e tutti i diritti inalienabili hanno senso e possono essere riconosciuti, a cascata, solo se c’è il primo dei diritto, quello alla Vita. – continua Coghe – Il riconoscimento dell’umanità del concepito e, di conseguenza, della sua capacità giuridica è quindi un tema che tocca profondamente gli italiani e che chiama inesorabilmente in causa la politica. Sappiamo che c’è già in discussione una proposta di legge proprio sul duplice omicidio e che in questi mesi più di un disegno sulla capacità giuridica è stato presentato: la strada è quella giusta ma non si può rimanere fermi alle parole e alle buone intenzioni, lo Stato deve intervenire concretamente e far diventare legge provvedimenti di civiltà e umanità”.
«All’origine di tutti i mali di questa nostra società liquida c’è il fatto che il bambino nel grembo sia stato ‘cancellato’ – aggiunge Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus – Si ignora che la biologia, la genetica e l’embriologia insegnano che fin dal concepimento c’è un nuovo essere umano unico e irripetibile: se non si riconosce la dignità della persona umana fin dal primo istante, allora tutto è possibile: aborto, manipolazioni genetiche, fecondazione artificiale, utero in affitto e compravendita di bambini. Se a quel piccolo non si riconoscono la dignità e le sue qualità intrinsiche, allora si può abusare di tutti i piccoli e i fragili: si sdogana la pedofilia e la pedopornografia, si trascurano i bambini ed adolescenti scomparsi in Italia ogni anno (17.130 nel 2022), si trascurano i figlicidi (ogni due settimane un genitore uccide un figlio). Ecco perché – spiega Brandi – oggi Pro Vita & Famiglia lancia una campagna affinché la società riconosca l’umanità del concepito in nome di tutti i piccolissimi che non possono parlare e che vengono assemblati, manipolati, venduti e uccisi come se niente fosse”.
“Un primo grande passo per questa campagna – aggiunge Maria Rachele Ruiu – per il concepito. La campagna più grande contro le discriminazioni è la nostra. Sono umana, tu sei umano, è umano il più piccolo bimbo nella pancia della mamma.Questa campagna ci condurrà direttamente al 25 maggio, quando invaderemo pacificamente Roma come abbiamo già fatto in questi anni, con una grande manifestazione per la vita perché non vogliamo lasciare indietro nessuno”.
L’universo di riferimento è stata la popolazione italiana, con un campione rappresentativo di 1.000 cittadini, intervistati a gennaio 2024, come spiega Antonio Noto, presidente di Noto Sondaggi, che ha riportato tutti i dati emersi. La vita ha inizio dal momento del concepimento per il 36% dei cittadini, ma il dato schizza al 43% se a rispondere sono solo le donne. Allo stesso modo ben il 53% delle donne pensa che «l’embrione umana sia una vita umana a pieno titolo» – il 47% del totale degli intervistati – dichiarandosi dunque d’accordo con l’affermazione fatta dal Comitato Nazionale di Bioetica. Gli italiani, però, sono anche convinti che il dibattito sull’aborto sia basato molto su credenze ideologiche, poiché oltre 5 cittadini su 10 pensano che l’affermazione scientifica che la vita umana inizia dal concepimento, così come dichiarato dal 90% su 5.500 biologi di tutto il mondo, non farebbe cambiare l’opinione di chi è favorevole a questa pratica. Nonostante questo oltre la metà della popolazione (52%) pensa che bisognerebbe dare maggiore spazio alle discussioni scientifiche e bioetiche sull’umanità del concepito quando si parla di aborto.
Proprio “sul riconoscimento della piena umanità del concepito, il più piccolo e povero degli esseri umani, si gioca tutta la partita di una società che voglia essere ‘semplicemente umana’ – spiega invece Marina Casini, presidente della Federazione Internazionale One of Us e presidente del Movimento per la Vita – Riconoscere la piena umanità dei figli concepiti e non ancora nati – aggiunge – è la condizione per una reale tutela della donna e della sua libertà durante la gravidanza; il presupposto del coraggio tutto femminile dell’accoglienza, come sanno molto bene i Centri di Aiuto alla Vita e i servizi SOS Vita e Progetto Gemma. Un riconoscimento che è anche l’antidoto a tutte le forme di distruzione degli esseri umani allo stadio embrionale, come può accadere con il ricorso alla ‘provetta'”.
Sul piano medico-scientifico è poi intervenuto Giuseppe Noia, Docente di Medicina Prenatale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Hospice Perinatale, Centro per le Cure palliative del Policlinico Gemelli di Roma. “L’umanità del concepito – ha spiegato – ha solide basi scientifiche: molti studi ne hanno dimostrato il ‘protagonismo biologico’ (Helen Pearson) e la sua relazionalità con la madre e il British Medical Journal lo ha definito attivo direttore d’orchestra del suo impianto e del suo destino futuro. Io stesso definisco il concepito come ‘medico della madre’, poiché invia staminali guaritrici che risolvono patologie materne ed esso si è dimostrato un vero e proprio paziente da poter curare come un adulto, con terapie e trattamenti palliativi prenatali e post natali. Credo che questo già basti a riconoscere che sia ‘semplicemente umano'”.
“È urgente rispondere al tema che solleviamo oggi, anche alla luce dei rapidi sviluppi del progresso biotecnologico – ha spiegato Francesca Piergentili, avvocato del Foro di Roma – Il diritto – ha sottolineato – è chiamato a dare il suo contributo, con una riflessione rigorosa e autonoma, libera da pregiudizi, per rispondere alla domanda: va riconosciuta all’embrione una tutela sin dal momento del concepimento, in quanto essere umano, soggetto titolare dello stesso diritto alla vita e della stessa dignità umana dell’adulto, o può essere prevista per il concepito una protezione limitata, riferita solo ad alcuni diritti acquisiti al momento della nascita? Ebbene, la risposta è nell’art. 3 della Costituzione che garantisce il ‘pieno sviluppo della persona umana’, il quale non può essere realizzato senza il riconoscimento del diritto alla vita ‘primo dei diritti inviolabili dell’uomo, in quanto presupposto per l’esercizio di tutti gli altri’, come da sentenza della Consulta nel 2019”.
“Apprezziamo profondamente gli sforzi di Pro Vita & Famiglia nell’organizzare progetti di ricerca come quello presentato oggi. Essi ci aiutano a capire qual è l’ampia comprensione pubblica di questioni cruciali legate alle questioni fondamentali della vita e ci aiutano a guidare i nostri sforzi educativi per portare i fatti scientifici sulla vita non nata al più ampio pubblico possibile”, è il commento di Ramòn Barba Castro, European Director of Advocacy, membro della World Youth Alliance, una Ong che comprende migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo impegnati nella promozione e nello sviluppo di società libere e giuste attraverso una cultura della vita, e con la quale Pro Vita & Famiglia collabora.