di Elisabetta Failla
Il 14 febbraio scorso PrimAnteprima, la tradizionale giornata che apre la Settimana delle Anteprime del vino toscano, ha mostrato lo stato di salute della produzione enologica toscana con un approfondita analisi della situazione che ha mostrato una situazione regionale in buono stato di salute ma con la necessità di difendersi da alcuni cambiamenti che stanno arrivando non solo a livello italiano ma anche globale.
La Toscana è una regione vitivinicola che ha una larga produzione di qualità rispetto alla media nazionale. In particolare il 17% dei vigneti sono a conduzione biologica di cui 23 mila certificati bio, pari al 38% del totale regionale, superando, così, la media nazionale che si aggira intorno al 20%. Negli ultimi 4 anni il 95,7% della superfice vitata (circa 61 mila ettari) è stata destinata ai vini Doc e Docg contro una media nazionale di circa 65%.
Sono oltre 12mila le aziende attive in Toscana, per una media di 5 ettari ciascuna e una modesta propensione al modello cooperativo (18%, contro il 50% a livello nazionale). Nel 2023 diminuisce la produzione del 26% rispetto alla campagna precedente, a causa principalmente delle fitopatie sofferte in vigna, in un contesto di sensibile riduzione a livello nazionale a causa del cambiamento climatico in atto. Si ridimensiona il tasso di crescita dell’export, rendendo così necessaria l’adozione di nuove strategie in un settore che continua a presentare opportunità, ma che si arricchisce di incognite.
A livello nazionale la Toscana è settima per vino prodotto. La sua unicità emerge nel poter vantare sul suo territorio ben 58 indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 DOP (11 DOCG e 41 DOC) e 6 IGT, che presidiano la quasi totalità della superficie vitata toscana. Due le denominazioni che dominano per estensione: Chianti e Chianti Classico, rispettivamente occupando il 41% e il 21% della superficie rivendicata. Una predominanza che si traduce nella netta prevalenza del Sangiovese (59%) tra i vitigni allevati sul territorio, seguito a distanza da Merlot (8%) e Cabernet Sauvignon (6%). Percentuali inferiori per i vitigni a bacca bianca: il Trebbiano toscano copre il 4% della superficie a vite e il Vermentino il 3%.
Ma quali sono i fattori che hanno contribuito alla riduzione della produzione vitivinicola nazionale? Innanzitutto il clima che, l’hanno scorso, stato caratterizzato da temperature troppo basse durante il germogliamento, dall’eccessiva pioggia primaverile che ha innescato malattie fungine, come la grave insorgenza della Peronospora. Secondo le prime elaborazioni, ancora provvisorie, curate da ISMEA per il report annuale per PrimAnteprima, nel 2023 sono stati imbottigliati 1,2 milioni di ettolitri di vino DOP toscano, in flessione del 7,6% rispetto all’anno precedente, mentre l’IGP con 690 mila ettolitri ha registrato una flessione del 6%.
Sul fronte interno, in un contesto generalizzato di riduzione degli acquisti delle famiglie, il vino Toscano DOP ha realizzato performance inferiori rispetto al comparto delle Dop italiane. La domanda interna di vini toscani DOP, limitatamente agli acquisti nei format della Grande Distribuzione, ha mostrato una riduzione in termini di volume del 5,8% contro un -3,4% delle Dop totali e un -3,6% dei vini fermi nel complesso.
In termini di spesa, i vini DOC/DOCG toscani hanno segnato una sostanziale stabilità, garantita dall’aumento dei prezzi medi, che ha compensato la flessione dei volumi. Sorprese arrivano dal dato sui nuovi wine lovers italiani: le categorie di giovani prefamily e famiglie con figli piccoli segnano rispettivamente +3% e + 6% rispetto al 2022. I maggiori acquirenti – il 68% – restano gli over 60 con reddito medio-alto, residenti nel Centro Nord.
Ridimensionate nel 2023 anche le esportazioni dei vini toscani Dop. Facendo proiezioni fino a fine anno, tenendo conto dei dati Istat gennaio-ottobre, si stima una flessione delle esportazioni di Dop toscane del 13%, accompagnato da un -5% dei valori. A influire sul calo, la forte concentrazione delle esportazioni verso gli Stati Uniti (31% del volume e 38% del valore), mercato oggi in profonda trasformazione. La perdita più consistente dei volumi esportati, infatti, è stata verso i Paesi Extra-Ue (-15%) a fronte del -7% maturato all’interno dei confini comunitari. È proprio la riduzione della domanda USA (-20% in volume e -3% in valore) a incidere profondamente sul risultato finale dei prodotti toscani. Male anche Germania, Canada e Svizzera, mentre nel Regno Unito alla riduzione del 9% dei volumi si affianca una timida ripresa dei valori (+1%). A sostegno della promozione dei vini toscani DOP nel mondo, la Regione ha messo a punto un pacchetto di misure attraverso le risorse 2023-2027 del PSP Piano Strategico della PAC: 6 milioni di euro nel 2024 per la promozione nei paesi UE (Italia compresa) e circa 15 milioni tra 2023 e 2024 verso i paesi extra-UE.
Secondo l’analisi presentata da Carlo Flamini, responsabile Osservatorio del Vino – Unione Italiana Vini, il mercato americano è entrato in una fase di profondo cambiamento: i consumi di vino – in particolare rosso fermo – sono in calo da almeno cinque anni, mentre altre tipologie di alcolici sembrano adattarsi meglio alle esigenze delle nuove generazioni, in termini sia di salute/benessere/lifestyle, ma anche di aderenza a una dimensione di “consumo a seconda dell’occasione”. Il profilo del consumatore che ha decretato il successo dei vini italiani della prima generazione (dagli anni Sessanta in poi), fortemente conservativo, di etnia bianca, residente principalmente sulla costa atlantica, sta lasciando il posto a un mix di consumatori per etnia, abitudini, aspirazioni. La sfida dei prossimi anni sarà quella di ridurre il raggio d’azione (non tutto il mercato, ma parti di esso, quelle più recettive e profittevoli) e avere un approccio il più possibile diretto e “custom made” con i consumatori. A partire dall’implementazione di enoturismo ed esperienze in prima persona nei luoghi di produzione, attività su cui la Toscana ha fatto da apripista per tutta l’industria vitivinicola nazionale.
Tra le sfide dei prossimi anni anche quella determinata dal cambiamento climatico, che impone un ripensamento delle coltivazioni e della gestione in vigna e in cantina. Secondo quanto riportato da Bernardo Gozzini, amministratore unico Consorzio LaMMA, l’agricoltura italiana sta già mostrando segnali di adattamento alle mutate condizioni: negli ultimi 5 anni le coltivazioni di frutti tropicali in Italia sono triplicate (banana, avocado, mango, a cui si aggiungono colture sperimentali di caffè). Assistiamo anche alle “migrazioni interne” di particolari varietà: la produzione industriale di pomodori cresce nel Nord (+27%) e scende nel Sud (-17%), i vigneti si arrampicano oltre i 1200 metri di altezza, mentre in Valtellina crescono oggi 10mila olivi. Anche per questo la Regione Toscana si sta spingendo per incentivare metodi innovativi di coltivazione e di gestione delle acque, impianti sperimentali e agricoltura di precisione.
A fine dicembre 2023, infatti, è stato approvato il Bando PNRR dedicato all’ammodernamento dei macchinari agricoli che permettano l’introduzione di tecniche di agricoltura di precisione. Con una dotazione complessiva di 22 milioni e 350mila euro, il bando concede contributi in conto capitale alle imprese agro-meccaniche e alle micro, piccole e medie imprese agricole e le loro cooperative e associazioni, che intendono realizzare, nella propria azienda, progetti per l’ammodernamento del proprio parco macchine agricolo e investimenti in sistemi di agricoltura di precisione, per l’efficientamento della produzione agricola. La misura concorre a sostenere investimenti in macchine e attrezzature per l’agricoltura di precisione, l’acquisto di trattori elettrici o a biometano, sia per l’agricoltura che per la zootecnia, e investimenti in sistemi di gestione intelligente per irrigazione e la gestione delle acque.
Infine, al termine della manifestazione, la vicepresidente della Regione, Stefania Saccardi e il presidente di ASET (Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana) Leonardo Tozzi hanno consegnato il Premio Kyle Phillips, intitolato al giornalista americano prematuramente scomparso e ogni anno assegnato dall’Associazione a un collega di settore che incarni l’approccio di franchezza, curiosità professionale, mancanza di pregiudizi e serenità di giudizio. Quest’anno il riconoscimento è stato assegnato ad Alessandro Franceschini, giornalista free lance che si occupa da anni della divulgazione nel mondo del vino, della grande distribuzione e dell’ortofrutta. Franceschini è direttore del magazine ViniPlus di Lombardia (AIS Lombardia) nonché collaboratore per testate di settore come Pambianco Wine & Food, Civiltà del Bere e Myfruit. Docente di Master alla Scuola di Comunicazione dell’Università IULM di Milano e in passato ha collaborato con la guida ai ristoranti del Touring Club e con la guida vini de L’Espresso. Coautore del libro “Il vino naturale. I numeri, gli intenti e altri racconti”, è vice curatore della Guida Vini di Vignaioli Artigiani.