(Adnkronos) – “Non conosco ancora i dettagli di quello che è successo, ma una cosa so con certezza e decisione: la responsabilità della morte di Aleksei Navalny ricade su Vladimir Putin. Perché Aleksei era il suo prigioniero personale”, ha scritto l’oppositore Vladimir Kara-Murza, dalla colonia penale Ik-7 di Omsk, dove sta scontando una condanna a 25 anni di carcere per spionaggio e notizie false sulle forze armate. Kara-Murza, come Navalny nel 2020, era stato avvelenato due volte.
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“Non sono solo gli avvelenatori del Secondo direttorato dell’Fsb che possono agire solo ai suoi ordini, ma anche gli inquirenti, le procure e i giudici che seguono casi e formulano verdetti, i funzionari delle carceri che creano condizioni di tortura”, aggiunge Kara-Murza, che ha 42 anni, e ha fra l’altro convinto parlamentari americani, insieme a Boris Nemtsov, dell’opportunità di varare il Magnitsky Act varato nel 2012, la legge che autorizza l’introduzione di sanzioni per chi è coinvolto in casi di violazione dei diritti umani in Russia, a partire dalla morte in carcere nel 2009 di Sergei Magnitsky.
“Quest’uomo si è portato dietro la morte per tutti i 25 anni in cui è stato al potere, a cominciare da quando persone che dormivano in pace nelle loro case sono state fatte saltare in aria la notte. Poi c’è stata la Cecenia, Nord Ost (il teatro Dubrovka, ndr), Beslan, la Georgia, la Siria, l’Ucraina”, ha elencato, iniziando dagli ordigni esplosivi che fecero saltare in aria diversi palazzi quanto ancora Putin era Premier, attentati velocemente attribuiti dalle autorità agli islamisti nel Caucaso.
“Muoiono i migliori, i più coraggiosi, i più sinceri, i più amorevoli. Tutti tornano, eccetto coloro di cui c’è più bisogno”, scrive Kara-Murza, citando, un brano di Vladimir Vysotsky. “E solo il vendicativo, codardo, avido vecchietto continua a rimanere, con la sua smorfia di morte, distruggendo tutti coloro che vede come minaccia al suo potere”.