Matteo Renzi, nel suo discorso conclusivo della Leopolda 12, arriva sul palco ringraziando i militanti di Italia Viva e salutando Alessandro Baricco.
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L’APOLOGIA DELLA LEOPOLDA
“La Leopolda non è un luogo effimero, la storia di Instagram scompare, la Leopolda resta, ha segnato l’inizio del processo di trasformazione di Firenze, dal Granducato quando era stazione, dal 2010 in poi partono e arrivano sogni. Sono cambiati tanti governi, anche il nostro, da quel 2010. Parto da Hank: ‘felice chiunque abbia i luoghi della durata, egli non sarà mai un esule’. Chi torna alla Leopolda la riconosce come casa, perché questi sono progetti di lungo respiro, perché non è un influencer, perché porta a rischiare”.
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“Tanti non ci sono più, di quelli che dicevano che Renzi sarebbe scomparso. Noi siamo qui non per revanscismo, ma perché è un mondo completamente devastato dalla geopolitica. Vado in televisione, dalla Gruber, e non mi fa parlare della geopolitica. Contro la Leopolda, anche le persone che le hanno iniziate, spesso hanno paura della Leopolda, perché non è una convention aziendale. Ma perché qui ci si mette a nudo, sconvolgendoci. Abbiamo parlato di classici al tempo dell’AI. Abbiamo bisogno di grandi sentimenti, chi lo dice in politica? Jobs Act si nota con i dati dell’azienda di Casarano, del Salento, che parlavano di averlo deturpato con il TAP, TAP che è servito per diversificare l’approvvigionamento del gas”.
“Abbiamo iniziato la Leopolda con le donne, con Lucia Annibali che ha aperto la kermesse. Oggi è una donna straordinaria, una delle stelle che brilla nel nostro firmamento. La Leopolda fa cose che solo noi facciamo, dalla ragazza che si è tolta il velo per gareggiare e per vivere”.
I RAGAZZI, LA MEDIACRAZIA, I “TRAVAGLIO E I DAVIGO”
“Ai ragazzi ho chiesto qual è l’intervento più bello? Quello sulla spiritualità di Don Alberto, invitandoci ad avere uno sguardo spirituale. Perché siamo pieni di informazioni, abbiamo più informazioni, ma queste se non hanno un senso non sono rilevanti. Noi siamo un’altra cosa. Trova un pensiero laterale. Non ci riescono a capire, a cogliere. Hanno cercato di farci chiudere alcuni pubblici ministeri smentiti dalla corte costituzionale e dalla cassazione. Hanno cercato di farci chiudere i sistemi dell’informazione di Davigo e Travaglio. Sistema di comunicazione che li esalta a punti di riferimento che sono solo Travaglio e Davigo”.
LA ROTTAMAZIONE DI URSULA VON DER LEYEN
Uno dei passaggi più rilevanti è quello su von der Leyen, etichettata come influencer. La presidente della Commissione viene rottamata e si chiede un cambio di passo, anche per non essere stata capace di dare una buona direzione sulla diplomazia per i due conflitti in corso, oltre al fatto di aver deluso sul green deal.
“Possiamo dare un giudizio sulla Von der Leyen? Se vogliamo fare politica dobbiamo dire anche cose scomode. Contro i populisti, per la maggioranza Ursula”.
“Sguardo sul futuro, rinviato; riforme istituzionali, sono un problema sullo stato dell’Unione, ma penso siano le ambizioni più alte di un politico. Fondamentale, altrimenti per un politico è un vivacchiare. Ho chiesto che l’Europa abbia il coraggio di dire parole chiare su Orban. Orban smetta di prendere i soldi dell’Europa e dell’Italia se non rispetti lo stato di diritto. Ursula von der Leyen è troppo timida su questa”.
“Le guerre. Dal 2019 al 2024 è successo di tutto e non è colpa di von der Leyen. Leadership europea che è perfetta e sul 7 ottobre perfetto, ma solo sui social. Due questioni aperte in Europa – il primo elemento è che abbiamo bisogno di una difesa comune europea, bloccata dai francesi. Ma non è all’ordine del giorno. Come obiettivo di lungo periodo l’esercito europeo, di medio termine è Germania, Francia. Germania che si riarma ma non è buono se non c’è difesa comune. Qualcuno ha detto che Stati Uniti d’Europa è munizioni, munizioni, munizioni”.
“Io sono orgoglioso di aver inviato le armi all’Ucraina, ma chi fa politica deve rivendicare, oltre al fatto di essere per l’esercito europeo, anche il ruolo della diplomazia. Ursula von der Leyen e insieme a Borrell ha inviato Luigi di Maio. Io non ho niente contro di Maio, ma se consideri la diplomazia per i trombati della politica italiana, allora siamo persi. Di Maio attaccava gli Emirati Arabi Uniti, ma anche Conte che cambia idea sempre, che chiama i soldati russi per il Covid e oggi si lamenta di Salvini. Salvini, naturalmente, ci mette del suo. Salvini voleva la sconfitta dell’Italia alle partite. Salvini lo troverete su una nave Ong a salvare migranti”.
“Diciamo contro Ursula Von der Leyen: sul green deal. Principio sacrosanto: non abbiamo pianeta B, ma quando tu uccidi pezzi di manifattura italiana e europea, per darlo ai cinesi, tu stai facendo danno all’impresa e all’ambiente. In Cina e India il green deal non lo rispettano. La decarbonizzazione, io sono per questo. Gli Stati Uniti lo hanno fatto, l’Europa con il green deal lo ha aumentato, perché l’ideologia non funziona”.
Ursula von der Leyen non deve essere rieletta come presidente. Al Ppe e al resto chiederà di non votare una follower dell’ideologia, ma una leader. Alcide de Gasperi: distruggere la pusillanimità. C’è una responsabilità e un partito che ha scelto von der Leyen: candidata che ha voluto Tajani e Forza Italia. Oggi è diventata una versione di grigi burocrati. Per questo li voglio combattere in Lombardia, Piemonte e Veneto. Un imprenditore che vota sovranista si spara nei piedi. Un imprenditore è un navigatore per poter portare oltre i 60 milioni. Firenze è una città di navigatori. Mark Twain: Arno è un fiumiciattolo, ma ha fatto crescere il desiderio di infinito per i grandi navigatori. Amerigo Vespucci è di Brozzi-Peretola”.
LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA E LA CANCEL CULTURE
“Crisi della democrazia, Trump contro Biden è un problema e questo avrà un problema. Noi che guardiamo all’America per i sogni, noi facciamo il tifo per la democrazia americana anche in questo momento. Oggi Taylor Swift è più american dream del Campidoglio. Oggi è in crisi, anche la cancel culture – è la spia del problema. La distruzione della cultura non è una novità, Goebbels diceva “quando sento la parola cultura metto la mano sulla pistola”. La cancel culture si radica in alcuni college e ci pone sfida identitaria e ontologica e ci fa chiedere chi siamo e i racconti delle fiabe.
“Sempre decisivo il tema dell’identità, che non è un tema di destra, ma di tutti. Se non hai un’identità con cui confrontarti non puoi non aprirti né chiudere. Anche questa città, con le domeniche della cultura, portati anche a livello nazionale, con le notti bianche. I terroristi non se ne sono mai andati, nel 2015 hanno prima attaccato una redazione e poi al Bataclan. Lo stesso che è accaduto il 7 ottobre. E il terrorista ti deve far vivere nella paura, hanno deciso di far morire durante un concerto. La cultura, la difesa della cultura, è rilevante, altrimenti perderemo noi stessi. Passaggio chiave in questo disordine mondiale”.
“Simbolo di questo estremismo. In Nigeria la forma della lotta ai valori e alla libertà: Boko Haram, che vuol dire “Proibito Leggere”. Non ci preoccupiamo dei bambini nigeriani, questa è la mediacrazia, che è anche mediocrazia. La minaccia dell’estremismo islamico non è venuta meno. Dalle Torri Gemelle in poi ci sono due tipi di risposta. Da quel momento in poi è accaduto che una parte ha detto: questo è uno scontro di civiltà e ha ragionato come globale. Dentro il mondo arabo qualcuno ha detto che non possiamo farci delegare, quello che i terroristi volevano. Racconto che porta gli estremisti, come gli iraniani, a fomentare per aggredire i simboli agli estremisti di prendersi il controllo del mondo arabo, dei luoghi santi”.
“Nei paesi arabi ci sono leader riformisti: la lotta contro i terroristi la facciamo noi. Noi dobbiamo fare il modo che ci sia la pace tra Tel Aviv e Riad. Era questione di pochi giorni che Arabia Saudita e Gerusalemme facessero un accordo. Hamas ha sfruttato il momento per fermarlo. Shakh Mohammed, presidente degli Emirati Arabi Uniti, ha detto che tra sunniti e sciiti c’è la stessa guerra tra protestanti e cattolici. Io spero la pace ovunque, anche tra Riad e il Vaticano. La cultura deve essere il punto di partenza del politico, non dell’influencer, ma del leader”.
L’ATTACCO AI PARTITI COMPETITOR
“Il mondo di oggi è un labirinto. Il filo è la politica e la diplomazia. Visione delle armi è da “peace and love” ma non funziona così. Abbiamo il massimo rispetto di una presidente del consiglio che è lì grazie a Enrico Letta e ai suoi elettori. Meloni ha indipendentemente un dato di fatto oggettivo: dopo 18 mesi è un paese più arrabbiato, che educa al vittimismo. Meloni difende i suoi perché suoi amici, ma prima vengono le istituzioni”.
“Elly Schlein è l’unica che mi ha mandato un messaggio: “in bocca al lupo per la tua Leopolda”. Io ho una simpatia vera per Schlein, ma ce l’ho con la classe dirigente del Pd, che fa come gli inglesi, che quando c’era Blair vinceva, con Corby perde. Oggi recupera grazie al nuovo blairismo. La destra di prima era un’altra cosa, lo stesso Mitterand e Willy Brandt”.
“Le tasse. È un paese che continua ad aumentare le spese. Noi abbiamo aumentato una tassazione, che è enorme. Una destra seria le tasse non le aumenta, non sui pannolini, non sui materiali e il cibo dell’infanzia”.
FIRENZE E IL PD, L’ATTACCO ALLA PROCURA PER IL CASO KATA
“Voglio parlare di Firenze. Perché il Pd non è più il nostro Pd? Perché non fa le primarie, perché fa le multe. E allora mettile per la sicurezza stradale. Si mettono 55 milioni di euro pubblici per fare lo stadio, è uno scandalo! Silvia Salis ce l’ha detto ieri, anche sulle Cascine? Mettono 55 milioni di euro per una visione di sinistra diversa. Quando c’era la Saccardi non c’era nessuno che moriva di freddo, si sono arrabbiati. Non dovete arrabbiarvi, dovete mettere i soldi per gli ultimi. I bambini sono i bambini dell’Istituto degl’Innocenti. Il 10 giugno è successo un fatto eclatante. Io attacco la Procura di Firenze, il procuratore Turco per quello che è successo, perché quell’occupazione abusiva non ci doveva essere”.
LA LISTA PER GLI STATI UNITI D’EUROPA
“Io chiedo di credere a un centro, contro questa destra populista e contro questa sinistra grillizzata, dandoci un metodo. Tra di voi ci sono tanti che dicono: non ce la faremo. Io sono assolutamente convinto razionale: i sondaggi ci danno tra il 3 e il 4. Diciamo che siamo a 750mila voti. Gli iscritti a Italia Viva sono 25mila cittadini. 15mila sono andati a votare a un congresso in cui c’era Renzi contro nessuno. Se ci sono, io vi chiedo grazie. Ma se i 25mila iscritti si mettono in moto per 10 voti a testa, allora riusciamo. Per il 2×1000 siamo il quarto partito. Se non ce la facciamo è perché non ci crediamo abbastanza”.
“Voglio una lista per gli Stati Uniti d’Europa. Se c’è da fare un passo indietro io, dei parlamentari in carica, io ci sto. Noi, non da domattina, ma da oggi siamo in partita per fare un servizio all’Europa, all’Italia, per il futuro della politica. Io non vi garantisco il paracaduta, ma ci metto il mio impegno e il mio coraggio. Se non se la sente, è bene che se ne vada, c’è da avere rispetto per chi lo fa”.
“E’ il momento di tornare a sognare, per persone che pensano ai sogni e alle speranze. Noi andremo in Europa per fare il 5%. Grazie a tutta la Leopolda”.