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Aborto / In Arizona (Stati Uniti) la Corte Suprema elimina il diritto. Ri-applicata una legge del 1864

Lorenzo Ottanelli
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La Corte Suprema dell’Arizona ha deciso, oggi, di applicare nuovamente una legge del 1864 che vieta la cessazione di gravidanza, se non per le complicanze che potrebbero far rischiare la vita alla madre. Ogni altro motivo non viene preso in considerazione, che si tratti di incesto o di stupro.

Così l’Arizona si lega agli altri 15 stati in cui l’aborto è diventato fuorilegge. Un ritorno indietro nel tempo, in cui se si deciderà di abortire si rischierà dai 2 ai 5 anni di carcere. Perché riapplicare la legge del 1864 significa tornare al momento che precede il femminismo, quando ancora l’Arizona non era uno stato membro e le donne non potevano né votare né essere influenti in alcun modo.

La decisione della Corte Suprema dell’Arizona è in continuità con alcune delle scelte già fatte in altri stati in cui a prevalere è la componente conservatrice. Di punto in bianco, quindi, non sarà più possibile cessare una gravidanza nelle prime 15 settimane di gestazione. E lo scontro diventa politico: i democratici parlano di un attentato ai diritti delle donne e dell’autodeterminazione dell’individuo. Anche Joe Biden parla di un attacco ai diritti delle donne e dice che continuerà a battersi contro questa regressione normativa.

Intanto, Associated Press parla di 6 elettori dell’Arizona su 10 favorevoli a una legge nazionale per legalizzare l’aborto a livello nazionale. Un segnale, in fondo c’è. La decisione della Corte sarà impugnata con un referendum, per cui sono già state raccolte le firme necessarie, e che sicuramente si svolgerà a novembre, in contemporanea con le presidenziali, in cui si sfideranno, nuovamente, Trump e Biden.