(Adnkronos) – Qualcosa si muove, a Francoforte. Resta giugno la data fissata per il taglio dei tassi da parte della Bce ma arrivano segnali chiari che rendono la scelta ormai di fatto metabolizzata dal Consiglio. Al punto che per la prima volta la presidente Christine Lagarde riferisce di una quota di membri orientati ad attuare una riduzione del costo del denaro già nella seduta di oggi. Quasi un’ammissione, quella della presidente dell’Eurotower, da sempre stretta tra flachi e colombe, le due fazioni che si fronteggiano rispetto al verso da dare alla politica economica.
“Alcuni membri, sulla base dei dati limitati disponibili, si sentivano abbastanza fiduciosi” sull’andamento dell’inflazione, arrivando quindi a proporre subito di tagliare i tassi. Ma la “grandissima maggioranza” dei membri ha preferito la definizione proposta. Questa: se le prossime valutazioni “accrescessero ulteriormente la certezza che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo, sarebbe opportuno tagliare i tassi”. La data viene esplicitata subito dopo. “E sappiamo che a giugno avremo molti nuovi dati e nuove stime”.
C’è anche, questa volta, un messaggio per i falchi. Sull’andamento della politica monetaria “la direzione è piuttosto chiara” e cioè per una serie di tagli “ma non ci impegniamo in anticipo” a un percorso predefinito. Lagarde lo dice con una chiarezza non usuale: “Non aspetteremo che tutti i dati tornino al 2% prima di una decisione sui tassi”. Anche perché “è inevitabile che alcuni beni e settori saranno ancora sopra il nostro obiettivo” quando si deciderà il primo taglio.
Significativa, in termini di comunicazione, anche la presa di posizione rispetto all’eterno dibattito sulla relazione tra le decisioni della Fed e quelle della Bce. Tema che soprattutto i mercati finanziari tendono a risolvere con un legame di causa ed effetto tra quello che avviene a Washington e quello che avviene a Francoforte. “Dipendiamo dai dati, non dalla Federal Reserve”: anche se “gli Usa sono un mercato e un’economia notevoli, le due inflazioni non sono le stesse, le due economie sono diverse”. Diretto, esplicito. “Non possiamo pensare che quanto succede nell’Eurozona sia lo specchio di quanto succede negli Usa”. Qualcuno deve aver convinto Chiristine Lagarde che, senza scomodare i modi e i toni di Mario Draghi, serve, soprattutto in alcuni passaggi chiave, una comunicazione meno ingessata. (Di Fabio Insenga)