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Caso Ariston, botta e risposta Farnesina-Mosca. Governo al lavoro sul dossier

Adnkronos
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(Adnkronos) – Diplomazia e governo al lavoro sul caso Ariston: tra Roma, Mosca e Bruxelles sono in corso contatti al massimo livello per capire le intenzioni della Russia, mentre alla Farnesina è stato convocato l’ambasciatore per chiedere la revoca del provvedimento di ‘trasferimento temporaneo della gestione’, giustificato dal diplomatico come “una risposta alle azioni ostili” dell’Italia ed alle sue “avventure geopolitiche antirusse”. Ma al di là dei toni non si escludono spiragli.  

“Ciascuna delle due parti ha declinato le proprie priorità, ma ora bisogna capire quello che vogliono i russi”, spiegano all’Adnkronos fonti a conoscenza del dossier, che sottolineano come Mosca abbia insistito sul carattere “temporaneo” della nazionalizzazione annunciata venerdì sulla base al decreto 302 dell’aprile dello scorso anno. Mentre viene considerato abbastanza “simbolico” l’impatto del trasferimento della gestione della filiale russa del gruppo marchigiano, che vale solo il 3% del giro d’affari complessivo di Ariston.  

Il precedente a cui si guarda è quello della Danone, nazionalizzata nel luglio del 2023 sulla base dello stesso decreto, che ha già colpito altre 20 aziende europee (insieme ad Ariston anche la tedesca Bosch è stata colpita venerdì dallo stesso provvedimento): a marzo è stata revocata la misura, mentre qualche settimana prima erano emerse indiscrezioni sulla sua intenzione di cedere le attività in Russia. Un modo per ‘costringerla’ a vendere? Non è chiaro, come non è chiaro nel caso di Ariston, la cui gestione, a differenza di altre aziende, non è passata all’Agenzia federale per le proprietà statali, ma a una divisione di Gazprom, la Jsc Gazprom Domestic system, che produce elettrodomestici. Una differenza che potrebbe essere interpretata in due modi: quello di affidare la gestione dei processi produttivi della filiale russa di Ariston ad una società competente o di manifestare l’interesse a subentrare.  

Quali che siano le intenzioni e le motivazioni – fra le più accreditate c’è il pressing politico sull’Italia, presidente di turno del G7, perché non ‘ceda’ sulla questione dell’utilizzo degli extraprofitti dei beni russi congelati nella Ue – le previsioni sui tempi di un’eventuale revoca del provvedimento parlano di mesi. E nel frattempo a Bruxelles si studiano misure – che potrebbero rientrare nel 14mo pacchetto delle sanzioni contro la Russia – come quella in base alla quale, nel caso in cui la proprietà di una società venga affidata in amministrazione temporanea, l’operatore europeo potrà agire dinanzi alle corti nazionali per aggredire non fondi e beni statali ma i beni appartenenti ai soggetti che beneficiano del provvedimento.  

Nell’incontro di oggi alla Farnesina, su indicazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, all’ambasciatore russo in Italia, Alexei Paramonov, convocato dal segretario generale Riccardo Guariglia, è stato espresso “il forte disappunto del governo per l’inatteso provvedimento e sono stati chiesti chiarimenti sulle sue motivazioni, che non trovano fondamento nel diritto”, auspicando che Mosca “possa riconsiderare il provvedimento preso”, qualificato dalla stessa parte russa “come temporaneo”.  

Queste misure, ha replicato Paramonov, nel rispetto del relativo quadro giuridico, “sono state adottate in risposta alle azioni ostili e contrarie al diritto internazionale intraprese dagli Stati Uniti e dagli altri Stati esteri che si sono uniti a loro, volte a privare illegalmente la Russia, le sue entità giuridiche e varie persone fisiche del diritto di proprietà e/o a limitare tale diritto su beni situati nel territorio di tali Stati”. 

Secondo l’ambasciatore, “non si può non considerare che la retorica e il tono sempre più aggressivi e irresponsabili dei leader occidentali e delle loro compagini non possono che essere interpretati come deliberata intenzione di minacciare in modalità continuativa la sicurezza della Russia, quella nazionale, economica, energetica e di ogni altro tipo”. Poi, nel ricordare che “Mosca ha sempre attribuito particolare importanza alle proficue e reciprocamente vantaggiose relazioni commerciali ed economiche con l’Italia”, Paramonov ha accusato le autorità italiane di aver “sacrificato i reali interessi nazionali della Repubblica per partecipare a sterili e pericolose avventure geopolitiche anti-russe”. 

Insieme a Tajani, che è in contatto sin dal primo momento con l’azienda e si riserva di approfondire le conseguenze della decisione russa insieme ai partner G7 e Ue e di valutare una risposta appropriata, della questione si sta occupando anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha avuto una conference call con il presidente di Ariston Group, Paolo Merloni, e l’amministratore delegato Maurizio Brusadelli, alla presenza del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli. Urso ha illustrato l’azione che il governo sta svolgendo con la Commissione Europea riguardo alla messa a punto di nuovi strumenti, nell’ambito del quadro sanzionatorio europeo, volti a tutelare le imprese italiane ed europee interessate da analoghi atti di ritorsione da parte della Russia e per scoraggiare il riproporsi di tali azioni. Mentre il vice premier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha detto: “Di questa vicenda io so poco, lascio che se ne occupino i miei colleghi di governo che seguono il dossier e nei quali ho totale fiducia’.