E’ il momento di accorgersi che i partiti sono alla risicata sopravvivenza, e non trovano una via d’uscita che li liberi dalle formule stantie alle quali nessuno, cominciando dai politici, crede più.
E’ la resa dei conti: cambiare alla ricerca del nuovo o restare
ancorati al passato, dove la città fluttua, fra scelte non fatte,
soluzioni ignorate, straccali che avrebbero dovuto lasciar posto al
nuovo, e assoluta volontà e coraggio di trovare soluzioni giuste per una città che era un mito, e ora non è che un rito vecchio e
ripetitivo.
E’ il momento di accorgersi che i partiti sono alla risicata
sopravvivenza, e non trovano una via d’uscita che li liberi dalle
formule stantie alle quali nessuno, cominciando dai politici, crede
più, pur dandosi da fare per convincere un elettorato incartato nelle antiche formule che tutto sta cambiando. E non è affatto così. Non lo è perché l’elettore sperduto da decenni nel corridoio del ripetitivo, non trova il coraggio e neppure ci pensa a sperimentare il nuovo.
Il seggio non è un parcheggio a vita
Firenze è amministrata da decenni dalla sinistra: niente di male se la sinistra non avesse dimenticato che il seggio in Consiglio
Comunale non è un parcheggio per la vita, ignorando che il tempo
distrugge, lasciando così in un angolo il nuovo che dovrebbe
avanzare e invece è immobile. I vecchi problemi sono sempre nuovi problemi. Intangibili. Viene perfino a noia elencarli: Cascine, stadio nuovo atto a liberare un gran fetta di centro cittadino, parcheggi, viabilità, sanità, università, manifestazioni culturali, aeroporto…
E domenica e lunedì si vota per il comune. Il ballottaggio, da solo, ha significato il manifestarsi di una crisi inarrestabile.
Il cittadino è sovrano anche nel cambiare
E se l’elettorato volesse provare a cambiare rotta? Il cittadino è
sovrano: può scegliere se restare nel nulla di fatto, o percorrere
nuove strade e nuovi tentativi. Non è neppure un fatto di destra o
di sinistra, è un fatto di capacità individuali.
Da tempo i politici non mi convincono affatto; Eike Schmidt mi convince. Mi convinceva come geniale direttore degli Uffizi, da lui completante rinnovati, mostrando capacità, inventiva e voglia di fare. Una profonda cultura. Firenze in fondo è un’opera d’arte, perché non provare ad affidargliela per una legislatura?
La soluzione? Allevare api su un’isoletta dell’Arno
Se, invece di allevare api su una isoletta dell’Arno, come progetta, dando prova di attenzione per la natura, la sua avversaria Sara Funaro, Schmidt riuscisse a risvegliare Firenze dotandola di un nuovo stadio, che i tifosi meritano; ripulendo in profondità le Cascine, regolando le comunicazioni, una mobilità più snella senza insomma riuscisse a rendere di nuovo splendente l’opera d’arte che è la città oggi derelitta.
Come scriveva anni fa il poeta americano Robert Lowell? Ricordate?
“Oh Florence! Florence! Patroness of the lovely tyrannicides…”E i tirannicidi oggi siamo noi. Conservatori, incapaci di cambiare. Scioccamente obbedienti a chi tenta da sempre di non toccare gli intoccabili. Anche se incapaci. Sarà l’istinto di anni e anni di giornalismo, di vivere nel mondo, che mi fa credere ai cambiamenti e mi ispira fiducia in Eike Schmidt. Voglia di cambiare. Trovarsi di fronte a una Firenze nuova. E se provassimo?