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Parigi 2024, Marco Balich: “Cerimonia senza emozione e non ci sono solo i diritti”

Adnkronos
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(Adnkronos) – Ha seguito la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024 dalla tv. E l’ha trovata “priva di emozione e di bellezza, vuoi per la pioggia e per una certa sciatteria di certe inquadrature”. E nonostante “la Francia sia sempre stata forte nei diritti sociali e civili, il problema è che non puoi raccontare solo” l’aspetto queer “ma anche lo sport, il rispetto e la pace, soprattutto in questo momento” storico. A dirlo all’AdnKronos è Marco Balich regista, direttore artistico e gran cerimoniere, artefice di 14 cerimonie olimpiche e paralimpiche, nonché della direzione artistica del Padiglione Italia con l’iconico Albero delle Vita ad Expo Milano 2015 e dei mondiali di calcio del Qatar. Un curriculum impressionante il suo, che annovera anche i tour di Pink Floyd, Rolling Stones e U2.  

“L’idea di realizzare la cerimonia di apertura delle Olimpiadi nella città è bellissima perché esce dello stadio e permette di far vedere un posto diverso ogni volta – ammette – però credo abbiano avuto delle difficoltà nell’esecuzione dell’idea. Non c’era la proverbiale eleganza e bellezza di cui l’Europa e Parigi sono detentori ed è mancato il calore della gente”. Quest’ultimo, in particolare, “non si è visto e non sono stati celebrati nel modo dovuto i simboli olimpici, che invece sono la base della cerimonia, gli atleti in primis. Mettere alcune nazioni africane o i rifugiati su dei barconi e quell’accozzaglia un po’ disordinata non ha permesso di raccontare la bellezza dei ragazzi”. Inoltre, aggiunge, non è stato dato peso ai simboli olimpici “come la bandiera olimpica al contrario o i capi di Stato lasciati sotto la pioggia con un impermeabilino e senza una tettoia dignitosa, trascurando così degli aspetti che fanno intrinsecamente parte della celebrazione dei Giochi”. 

Quanto alle polemiche legate allo spettacolo queer, “penso che ogni nazione debba esprimere il proprio sentiment e la Francia è sempre stata forte nei diritti sociali e civili” osserva Balich. Il messaggio in questo senso è stato chiaro. “Il problema è che non puoi raccontare solo questo aspetto ma anche lo sport, il rispetto e la pace, soprattutto in questo momento” storico. Qualcosa di positivo c’è stato. “Alcune parti le ho trovate molto belle e ben coreografate – spiega – come le performance di Céline Dion, di Lady Gaga, e la celebrazione dell’Europa”. Potenzialmente, insomma, l’idea era “molto buona ma eseguita nella maniera dovuta”.  

Tra i ricordi migliori che custodisce delle sue esperienze olimpiche ci sono sicuramente Rio 2016 e Torino 2006. “Tutte le cerimonie sono sempre belle – evidenzia Balich – quella di Londra diretta da Danny Boyle è stata meravigliosa, e anche quella di Atene strepitosa. Non c’entra il budget ma l’umiltà con cui si approccia questo lavoro, che è un lavoro di squadra e che deve considerare a 360 gradi ogni aspetto della cerimonia, che va dalle bellissime coreografie alla previsione di eventi meteorologici. Se piove i capi di Stato non possono stare sotto la pioggia”. 

Nella Ville Lumière “è stato sottovalutata la gigantesca impresa di realizzare e dirigere una cerimonia olimpica” privilegiando solo alcuni aspetti. “Fare una cerimonia olimpica, per chi fa entertainment, è lo spettacolo più difficile del mondo e di grandissima responsabilità – fa notare Balich – ma quello che si pensava di Parigi della bellezza ed eleganza non è stato recepito da nessuna parte. Quando si ha una torcia che corra deve esserci un’ala di pubblico che la applaude, altrimenti sembra una prova. La reazione della gente è quella che dà emozione e a Parigi la gente è stata esclusa da molti simboli”. Cosa che spera non accadrà per Milano Cortina 2026. “C’è una gara in corso e non è ancora assegnata” la direzione artistica “ma spero che l’Italia risponderà a tono con una cerimonia zeppa di emozioni e di bellezza. E’ quello che ci viene facile perché amiamo la gente”. (di Federica Mochi)