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70° Festival Puccini, torna Madama Butterfly a 120 anni dalla prima con i costumi di Regina Schrecker

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di Elisabetta Failla

La 70° edizione del Festival Puccini, che si svolge nel grande teatro all’aperto sul lago di Massaciuccoli a Torre del Lago, si chiude con la Madama Butterfly che andrà in scena il 31 agosto e il 7 settembre. Un’edizione, questa, molto importante perché si celebrano i 100 anni dalla scomparsa del Maestro e i 120 dalla prima di Butterfly che avvenne il 17 febbraio 1904 al Teatro alla Scala.

Questo dramma in due atti, con libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica e musica di Giacomo Puccini, viene definito nello spartito e nel libretto come “tragedia giapponese” ed è stato dedicato alla Regina Elena, all’epoca sovrana consorte d’Italia. La storia racconta dell’amore sbocciato a Nagasaki all’inizio del XX secolo fra l’ufficiale di marina degli Stati Uniti Benjamin Franklin Pinkerton e una giovane ragazza giapponese, Cio Cio San. I due si sposano ma la loro sarà un’unione tormentata. Pinkerton torna a casa e Butterfly presto si ritrova sola e con un figlio da allevare. Dopo tre lunghi anni, Pinkerton torna in Giappone con la moglie americana e Butterfly, schiacciata dal disinganno, consegna il figlio alla coppia e si toglie la vita.

L’opera  al Festival Puccini sarà diretta dal Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli. La regia è curata da Vivien Hewitt, la scenografia è realizzata dallo scultore giapponese Kan Yasuda, con costumi di Regina Schrecker. Cio Cio San è interpretata da Valeria Sepe (31 agosto) e Marina Medici (7 settembre), Suzuki da Anna Maria Chiuri, Pinkerton da Vincenzo Costanzo e Sharpless da Vincenzo Bologna.

Da sinistra: Regina Schrecker, Kan Yasuda e Vivien Hewitt

Regina Schrecker ha realizzato i costumi mettendo, oltre alla sua professionalità, la sua grande passione. “Ho sempre amato il teatro in tutte le sue forme. Per questo quando mi è stato proposto di creare gli abiti di scena per Madame Butterfly ho accettato. – spiega la stilista – Per me è stata sia una grande sfida piena di fascino ma anche l’occasione per fare qualcosa di diverso”.

Un lavoro impegnativo che inizia con lo studio dell’opera. “Prima di disegnare gli abiti è necessario conoscere il libretto, la vita del compositore, l’epoca in cui Giacomo Puccini ha ambientato l’opera. – continua – Pensiamo anche che lui non è mai stato in Giappone, la cui cultura nei primi del ‘900 andava molto di moda”.

Regina Schrecker

Il fascino per il paese del Sol Levante e la sua cultura scoppiò in Europa, e quindi anche in Italia, alla fine dell’Ottocento. Un periodo che è stato definito Japonisme, dovuto al fatto che proprio in quel periodo il Giappone uscì dal suo secolare isolamento tanto da partecipare, nel 1867, all’Esposizione Universale di Parigi. Basti pensare che la moda italiana tra gli anni ’80 dell’Ottocento e gii anni ’20 del Novecento subì l’influenza degli abiti giapponesi e, in particolare, del kimono. Ma anche l’arte non fu immune dal fascino dell’Estremo Oriente sia per quanto riguarda la manifattura di oggetti di arredamento che di quadri o sculture. Anche artisti come Van Gogh, Gauguin, Degas, Renoir, Pissaro, tanto per citarne qualcuno, furono affascinati dall’arte giapponese per la purezza dei colori brillanti e la vivacità delle scene raffigurate, una vera novità per L’Europa.

L’opera che andrà in scena al 70° Festival Pucciniano ha lo stesso allestimento realizzato nel 2004 per celebrare i 100 anni del suo debutto nel 1904.  “Mi ero già occupata dei costumi per la Madama Butterfly, sempre per questo Festival, nel 2000 – ricorda – ma, in quella occasione, la scenografia e gli abiti di scena si ispirava all’idea classica che tutti noi abbiamo delle case e degli abiti giapponesi. Fu un’edizione di grande successo che venne messa in scena fino al 2004.” Quasi un gioco da ragazzi per Regina Schrecker che conosce molto bene la civiltà e la cultura orientale, dato che per tanti anni ha portato la sua moda in Cina, in Giappone e in Mongolia.

“Quella del 2004, che quest’anno viene rappresentata dopo 20 anni dal suo, diciamo, debutto – prosegue – è differente perché è senza tempo ma celebra anche il simbolismo racchiuso nella cultura giapponese”. Lavoro non certo facile anche perché ha dovuto, e deve ancora oggi, lavorare in collaborazione con la regista e lo scenografo.

Opera di Kan Yasuda al Teatro Puccini di Torre del Lago

Ma c’era anche un motivo per cui nel 2004 fu intrapreso questo percorso. “Sapevamo che Madama Butterfly sarebbe andata in scena anche in Giappone – ricorda Regina Schrecker – e i giapponesi non amano vedere rappresentate la loro storia e le loro tradizioni dagli occidentali. Lo prendono come una mancanza di rispetto. L’idea di una messa in scena senza tempo è stata vincente. Fu infatti un grande successo in quel paese, alla chiusura dell’Expo del 2005 ad Aichi, ma anche in Germania, negli Stati Uniti e in Korea. Sono convinta che lo sarà anche in questa edizione del Festival”.

Ma cosa significa senza tempo? “L’idea è stata di Kan Yasuda e per me è stata una grande sfida – spiega – Ho studiato innanzitutto le opere dell’artista che si trovano nella sua isola, Hokkaido, la più settentrionale del Giappone, che sono enormi e minimaliste realizzate in marmo nel suo laboratorio di Pietrasanta dove lui vive ormai da molto tempo. Posso dire che sono molto giapponesi nonostante che siano estremamente contemporanee”.

La realizzazione è quindi essenziale sia nella regia che nella scenografia, dominata da una grande scultura curva e minimale di Kan Yasuda realizzata in materiale leggero dagli artisti dei carri del carnevale di Viareggio, e nei costumi. “Li abbiamo realizzati con tessuti spalmati, cioè tessuti su cui è stata applicata una patina di materiale plastico che dona lucidità – spiega la stilista – I colori sono chiari in modo che possano essere colorati dalle luci del teatro. L’effetto è davvero molto bello”. Gli abiti di questa edizione sono gli stessi di quella del 2004 e sono indossati da tutti, protagonisti, coro e comparse. “Grazie all’abilità delle sarte – racconta Regina Schrecker – li abbiamo riadattati e sistemati per fisicità di ognuno. Un lavoro certosino e per nulla semplice”. Ma come sarà Cio Cio San, la protagonista della storia? “Per me è una donna forte anche se innamorata, fragile e innocente – anticipa confessando anche un piccolo scoop – che si suicida ma, a differenza del libretto originale, non darà il suo bambino a Pinkerton ma ai suoi parenti. Una sorta di piccola vendetta. Sarà vestita semplicemente di bianco con indosso un mantello rosso da sposa in organza, bello e vaporoso. Un costume, come del resto quello degli altri interpreti, che metta in risalto il suo stato d’animo. Il suo amore per Pinkerton è vero e puro – conclude la stilista – lei rinuncia alla sua cultura, alla sua famiglia e alla sua religione per sposarlo e vivere come sua moglie”.

Cio Cio San

Per questa occasione Regina Schrecker ha creato anche un foulard sul tema Butterfly in modo che la cultura possa interagire direttamente con gli spettatori e ed essere davvero patrimonio di tutti. Non rimane che assistere a questa Madame Butterfly davvero senza tempo.

Foulard ispirato a Madama Butterfly