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Alla scoperta dei tesori di Impruneta

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Sulle colline, a pochi chilometri da Firenze, si trova Impruneta, una località che merita di essere conosciuta soprattutto adesso che la giunta, guidata dal sindaco Riccardo Lazzerini, ha messo in atto un importante lavoro di riqualificazione e valorizzazione delle zone più rilevanti sia nel centro storico che nelle frazioni del comune.

Definito anche la “porta del Chianti”, il territorio di Impruneta era già conosciuto e abitato in epoca etrusca e il suo nome deriva da “in pruinetis” o “in pinetis”, ovvero “all’interno delle pinete” in riferimento all’area circostante dove fu ritrovato un dipinto della Vergine Maria dipinta da San Luca.

Durante il Medioevo Impruneta acquistò un ruolo importante assumendo la guida di una delle 72 leghe del contado fiorentino. All’inizio del XII secolo Firenze cominciò a contrastare il potere dei nobili del contado e in questo periodo fu rasa al suolo la rocca di Montebuoni della famiglia dei Buondelmonti. La famiglia esercitò il patronato sulla Pieve di Santa Maria all’Impruneta, consacrata nel 1060 e divenuta celebre per il culto dell’Immagine della Vergine, oggetto di particolare venerazione anche dai fiorentini.

Sempre nel periodo medievale si è sviluppata sia la produzione di terracotta, ancora oggi una delle principali risorse produttive ed economiche della zona, mentre, che l’agricoltura grazie alla produzione di cereali e la coltivazione di ulivi, piante da frutto e viti da cui si produceva, e si produce ancora oggi, vino.

Cosa visitare a Impruneta? Innanzitutto il Santuario di Santa Maria all’Impruneta che già esisteva in epoca etrusca quando era legato al culto di una fonte restaurata nel 1445. La sua fama si fonda sul culto dell’immagine della Vergine e del suo miracoloso ritrovamento. Secondo la leggenda, narrata anche dal pievano Stefano Buondelmonti, la Sacra Immagine della Vergine, dipinta dall’Evangelista Luca, venne portata in Toscana da San Romolo vescovo di Fiesole e dai suoi seguaci, i quali, per colpa delle persecuzioni, la seppellirono per nasconderla.

Molti anni dopo, in seguito al fallito tentativo di costruire una cappellina dedicata alla Madonna sul monte delle Sante Marie, le mura innalzate durante il giorno crollavano durante la notte, venne deciso di scegliere il luogo della costruzione affidandolo ad una sorta di “giudizio divino”, aspettando un segnale dai buoi che portavano le pietre per la costruzione. I buoi si inginocchiarono nel punto in cui sorge l’attuale chiesa: si cominciò a scavare e si udì ad un colpo di vanga più vigoroso il lamento della Vergine, che finalmente venne ritrovata.

Notizie certe sulla fondazione della chiesa, che all’origine era una pieve, si hanno solo a partire dall’XI secolo. La testimonianza più antica è la lapide – murata accanto alla porta d’ingresso – della consacrazione avvenuta il 3 gennaio 1060 grazie al Cardinale Umberto di Selva Candida e di papa Niccolò II, già vescovo di Firenze. Di epoca romanica anche la cripta, situata sotto la zona centrale del presbiterio, e la massiccia torre campanaria merlata.

Gli interventi rinascimentali sul complesso di Santa Maria, divenuta nel frattempo Propositura, si devono al vescovo Antonio degli Agli, celebre umanista, che fu pievano dal 1439 fino al 1477, anno della sua morte. Egli fece costruire una cinta muraria intorno all’intero complesso e un secondo chiostro e, all’interno della chiesa, i due tempietti esemplificati sul modello del tempietto michelozziano della Santissima Annunziata mentre Andrea Buondelmonti costruì nel 1522 l’abside poligonale.

La cessazione della peste del 1633 dopo la traslazione della venerata Immagine a Firenze, accrebbe la popolarità della Vergine dell’Impruneta alla quale furono devoti anche i Medici. La Compagnia delle Stimmate di San Francesco a Firenze edificò nel 1634 a proprie spese il portico antistante la facciata eseguito da Gherardo Silvani. La chiesa subì trasformazioni e ampliamenti nel corso dei secoli successivi, i più importanti nel 1714 grazie all’architetto Alessandro Saller.

La chiesa, consacrata Basilica minore nel 1925, venne distrutta in gran parte dai bombardamenti del 27 e 28 luglio 1944, in particolare furono danneggiate gravemente parti delle strutture barocche e molte opere d’ arte. Solo l’immagine della Madonna non subì danni.

Questo santuario mariano è uno dei più celebri della Toscana e adesso si può ammirare la sua struttura esterna da ogni angolo della piazza, liberata da poco dai parcheggi delle auto e valorizzata anche da arredi urbani.

La Basilica ospita il “Museo del Tesoro di Santa Maria dell’Impruneta“, che conserva capolavori e preziosi doni legati alla storia del santuario. Tra le opere esposte ci sono manoscritti miniati, oreficerie, paramenti sacri e arredi. Il museo offre anche cataloghi, libri e materiale multimediale sulla Basilica e il museo stesso.

Nel corso dei secoli, i Medici e la nobiltà toscana hanno donato numerosi beni al santuario, oggi conservati nel museo situato al piano superiore del loggiato della Basilica. Tra i tesori ci sono oreficerie, tessuti e codici miniati di grande valore, come la Croce astile attribuita a Lorenzo Ghiberti e il Reliquario della Santa Croce del 1620, commissionato da Maria Maddalena d’Austria.

Il museo custodisce anche libri corali miniati del XIV-XVI secolo, tessuti decorati del Quattrocento e terrecotte votive più recenti. L’icona della Vergine dell’Impruneta, una tavola del XII secolo, è il cuore della devozione locale e fiorentina e ha attratto pellegrinaggi e donazioni. Il museo è visitabile la domenica dalle ore 10 alle ore 12.30 e dalle 16 alle 19 previa prenotazione. Per prenotare chiamare il numero 3294929871 dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17.

Un altro affascinante complesso da visitare è la Fornace Agresti,  situato ai piedi del centro di Impruneta, di proprietà comunale. Questo sito è di grande valore storico non solo per l’architettura, ma anche per la conservazione di attrezzi, stampi e modelli usati fino a pochi decenni fa, quando la fornace era in piena attività.

Gli Agresti, una delle famiglie storiche di fornaciai di Impruneta, iniziarono la loro attività molto prima della costruzione della fornace, situata in via delle Fornaci. Il complesso, edificato nei primi anni del XVIII secolo, è stato trasferito qui dalla famiglia dopo l’esaurimento della loro cava precedente in via della Croce. La fornace è collocata su una collina argillosa, da cui estraeva la materia prima, ed è costruita in mattoni e pietra, con una loggia sulla facciata principale.

L’attività della famiglia Agresti è documentata dalla seconda metà del XVIII secolo e potrebbe essere legata alla famiglia Lottini, che operava già dai primi del ‘600. All’interno, il complesso è organizzato su più piani: al centro si trovano i due forni a legna, mentre più in basso c’è il deposito di combustibile (le fascine) presso la cava d’argilla, con una struttura ad archi particolarmente affascinante. Durante la stagione calda, il lavoro avveniva nell’ampio loggiato e sull’aia, mentre in inverno la formatura e l’essiccazione dei pezzi si svolgevano nelle stanze vicino ai forni. Un sistema di pozzetti raccoglieva l’acqua piovana in una cisterna, utile per le lavorazioni. Oggi, la Fornace Agresti è un centro di documentazione del cotto Imprunetino e ospita eventi culturali, come concerti, mostre e degustazioni.

Il Centro di Creatività Paolieri è un’importante struttura culturale dedicata alla memoria di Ferdinando Paolieri (1878-1928), scrittore e poeta di notevole rilievo nella letteratura italiana. Situato a Impruneta, il centro si configura come un vivace punto di incontro per la cultura e la creatività, con l’obiettivo di preservare e celebrare l’eredità di Paolieri.

Il cuore del centro è la mostra permanente intitolata “Paolieri e la sua Terra: Impruneta”, che offre ai visitatori un’ampia panoramica sulla vita e le opere dell’autore. Questa esposizione è arricchita da una preziosa collezione di manoscritti, disegni e fotografie, gentilmente donati dalla famiglia Ragusini. Questi materiali permettono di esplorare in profondità la carriera di Paolieri e il suo legame con Impruneta, una fonte di ispirazione cruciale per la sua produzione letteraria.

Il centro non solo conserva e valorizza questa eredità culturale, ma si impegna anche a promuovere la cultura attraverso un ampio programma di eventi. L’Associazione F. Paolieri, che gestisce il centro, organizza numerose iniziative culturali gratuite durante tutto l’anno, che vanno dalle conferenze e presentazioni letterarie a laboratori e attività interattive. Questi eventi sono aperti a tutti e mirano a coinvolgere la comunità e a offrire occasioni di approfondimento e discussione su temi culturali e letterari. Inoltre, il centro è disponibile per ospitare altre iniziative culturali organizzate da enti esterni, rendendolo un punto di riferimento dinamico per la cultura a Impruneta.

Nel cuore del centro storico di Impruneta, un tombino apparentemente ordinario funge da ingresso a un sorprendente mondo sotterraneo: una galleria di 130 metri che si estende in direzione nord-sud e si dirama in altre direzioni est-ovest. Questa scoperta affascinante è stata rivelata da una troupe di studiosi dell’Associazione SassiNeri, attivi nel progetto dal 1993. Il ritrovamento della Galleria Filtrante, emerso durante la ricerca di giacimenti di rame, ha svelato un’incredibile rete sotterranea. Geologi ed esperti hanno identificato al suo interno una significativa quantità di gabbro eufotide, una roccia magmatica di origine oceanica, arrivata qui attraverso movimenti millenari della crosta terrestre.

La galleria, risalente circa al 1850, e le sue ramificazioni degli anni 1896-97, furono progettate e finanziate dal Comune del Galluzzo. L’obiettivo era quello di drenare le acque sotterranee, purificarle attraverso il filtro naturale delle rocce permeabili e arricchirle di minerali, per garantire una fonte di acqua potabile per Impruneta. L’acqua filtrata emergente veniva poi convogliata attraverso il pozzo situato in piazza Buondelmonti, ancora oggi esistente.

A causa della sua particolare importanza e delicatezza, la galleria è accessibile solo in occasione di eventi speciali. La sua apertura al pubblico offre una rara opportunità di esplorare e apprezzare questo affascinante esempio di ingegneria sotterranea storica.

Infine, altro luogo da visitare è il Museo della Festa dell’Uva di Impruneta che celebra e preserva la tradizione di uno degli eventi più attesi e significativi della comunità locale. Situato in pieno centro storico, l’edificio ospita una vasta gamma di esposizioni che tracciano la storia e l’evoluzione della festa.

Il museo espone una ricca collezione di manifesti storici, etichette d’autore e oggetti emblematici della festa. Tra questi spiccano i progetti e i modelli in scala dei carri allegorici creati dai quattro rioni del paese, i costumi utilizzati nelle coreografie e la coppa in terracotta contesa annualmente dai rioni. Una sezione multimediale offre un’esperienza interattiva con video e immagini che documentano le edizioni passate della festa.

Inaugurato il 20 settembre 2020, durante il periodo dalla pandemia, il museo ha continuato il suo progetto di valorizzazione della tradizione. La decisione di aprire il museo durante la pandemia ha sottolineato l’importanza di mantenere viva la memoria e il patrimonio culturale, anche in tempi di difficoltà.

Il museo si sviluppa su due livelli all’interno di un edificio situato in piazza Buondelmonti, concesso in comodato d’uso dal Banco Fiorentino. Al piano inferiore si trovano le sale dedicate alle coppe e ai rioni. La sala delle coppe ospita trofei storici e quelli dell’edizione in corso, mentre la sezione dei rioni espone i costumi e i modelli dei carri. Al piano superiore, la sala Binazzi è dedicata a mostre temporanee, mentre altre sale raccontano la storia della creazione e dell’evoluzione della festa.

Una delle caratteristiche distintive del museo è la sua sezione dedicata alla digitalizzazione e archiviazione. Il museo incoraggia la donazione e il prestito di materiali storici, che vengono digitalizzati e restituiti ai proprietari. Questo approccio non solo preserva il patrimonio culturale, ma rende anche accessibile una vasta gamma di documenti e oggetti storici per le future generazioni.

Il Museo della Festa dell’Uva è così diventato un punto di riferimento culturale e un luogo di celebrazione della tradizione imprunetina, offrendo una visione completa e immersiva di un evento che unisce la comunità e rappresenta una parte fondamentale dell’identità locale.

di Elisabetta Failla