(Adnkronos) – Non nasconde la sua soddisfazione Claudio Durigon, nuovo vicesegretario della Lega, nominato dal leader Matteo Salvini nelle scorse ore, per affiancarlo alla guida del partito. “Come prima cosa -dice intervistato dall’AdnKronos- vorrei ringraziare il segretario e poi tutto il movimento per la fiducia che mi ha sempre dimostrato”.
Classe 1971, nato a Latina e residente a Roma, l’attuale sottosegretario al Lavoro spiega che la promozione in Lega “è motivo di grande orgoglio e spero di poter rendere fiero ogni militante”. Quello di Durigon è un percorso interno alla Lega iniziato tanti anni fa, ma quasi da outsider. Ora è il primo dirigente di primo piano che non viene dalle regioni ex padane. Un percorso nel tempo, ma che risale lo Stivale, da Roma ai vertici di via Bellerio: “La Lega di Matteo Salvini è una Lega nazionale che sa far emergere e valorizzare tutti i territori del nostro Paese. Da Nord a Sud, ognuno con le sue differenze e peculiarità”, sottolinea.
“L’Italia -ricorda- ha enormi potenzialità e relegare un discorso di crescita e sviluppo solo ad una parte del Paese è ormai riduttivo, personalmente, poi, provengo da una famiglia di immigrati veneti, conosco bene entrambe i mondi e, ci tengo a dirlo, mi sento italiano, prima di tutto”.
Alla Lega, 17 anni fa Durigon arriva quasi per ‘colpa’ della Fornero: “Ho preso la tessera nel 2017, convinto da Matteo Salvini che la Lega fosse il partito che più di ogni altro voleva mettere fine alla Legge sulle pensioni della ministra di Monti. E’ nata così Quota 100, una legge che rivendico con orgoglio. Adesso siamo in un’altra fase, ma siamo concentrati a portare a termine una grande riforma pensionistica entro la fine della legislatura”, dice ancora guardando a uno degli obiettivi di governo, quello della riforma pensionistica su cui Durigon è da sempre in prima linea.
Nel partito invece è da sempre uomo vicinissimo a Salvini, alla segreteria del Capitano, che negli anni lo ha voluto suo emissario -Sicilia, Campania, Lazio- fuori dai confini padani, ormai superati: “Matteo Salvini -sottolinea- ha rappresentato e rappresenta la prospettiva di un futuro migliore: la difesa dei confini, il potenziamento delle infrastrutture, così come i risultati raggiunti dal punto di vista della sicurezza”. Durigon difende l’idea di paese che la Lega salviniana ha inaugurato: “La sua idea di Italia prevede una crescita collettiva, un benessere diffuso a tutti e non ai soliti noti, sotto la sua guida siamo diventati una forza nazionale, stabilmente ai primi posti tra i partiti che hanno il maggior numero di amministratori locali. Giorno dopo giorno e sui territori il suo metodo di lavoro e di governo che ci ha reso credibili agli occhi dei cittadini”.
Ora Durigon entra nella stanza dei bottoni della Lega: “Avrò più responsabilità di partito, vero, ma non bisogna dimenticarsi che la politica ha senso solo se proiettata a governare per migliorare la vita delle persone. Come vede il discorso si unisce a quello che dicevo poc’anzi di un’Italia migliore per tutti. Abbiamo intrapreso un percorso di riforma del mercato del lavoro che, passo dopo passo, stiamo portando a termine”, dice rivendicando numeri a favore del lavoro fatto: “In questi anni abbiamo raggiunto il più alto numero di occupati di sempre, è calata la disoccupazione e, soprattutto, sta migliorando la qualità del lavoro con la crescita dei contratti a tempo indeterminato”. Le pensioni restano il suo pallino: “C’è sicuramente ancora molto da fare per allinearci agli standard del resto d’Europa, ma quello che più mi preme è raggiungere l’obiettivo di una riforma pensionistica che permetta a chi lavora di uscire ai tempi giusti e ai giovani di programmare la loro pensione futura”.
La Lega è sempre più inclusiva, si è aperta al Sud e arruola personaggi nuovi, come il generale Vannacci: “Un partito deve adeguarsi alla realtà del mondo, pur restando fedele ai suoi principi. Sono proprio quei principi che ci hanno consentito di mettere radici così velocemente su un territorio nazionale. Perché le buone pratiche di un amministratore lombardo non potrebbero funzionare anche in Campania? Poi, è normale che in un partito così grande ci siano diverse sfumature e diverse vedute, ma il dibattito interno serve proprio a creare una squadra coesa in grado di vincere e di raggiungere gli obiettivi che ci poniamo”.
A fine della conversazione non può mancare uno sguardo alla Capitale, al governo di Roma. Alla domanda se ci sarà mai un sindaco leghista in Campidoglio, Durigon, che nella città eterna ci vive da 50 anni, non si sottrae: “E’ una questione di cui è ancora prematuro parlare, vedremo insieme agli alleati di centrodestra -dice-. Quello che conta è cosa vogliamo dare ai cittadini, esasperati dalla gestione Gualtieri, per riportare la Capitale d’Italia ad essere intanto una città vivibile, cosa che in questo momento, purtroppo non accade”. Lui pensa che intanto bisognerebbe risolvere tre problemi: “Pulizia, sicurezza e mezzi pubblici funzionanti. Se già si riuscisse risolvere questi tre annosi problemi, a cascata Roma diventerebbe una città molto più a misura di cittadino e meno alienante”. Su un suo impegno diretto per il dopo Gualtieri però glissa: “Abbiamo bisogno di un nome che possa risultare credibile ai romani e che soprattutto conosca Roma, in questa fase non conta molto di quale partito sarà…”.