Home CRONACA Difesa Salvini chiede assoluzione, il 20 dicembre la sentenza

Difesa Salvini chiede assoluzione, il 20 dicembre la sentenza

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“Chiedo per il ministro Salvini l’assoluzione perché il fatto non sussiste”. Mancano pochi minuti alle 14, quando l’avvocata Giulia Bongiorno, conclude la sua arringa difensiva al processo Open Arms. Seduto accanto alla legale, che è anche Presidente della Commissione Giustizia, c’è il vicepremier Matteo Salvini. L’accusa per il ministro è grave: sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, per avere impedito nell’agosto del 2019 lo sbarco di 147 migranti a bordo della ong spagnola Open Arms. Giulia Bongiorno parla per oltre 4 ore. Proprio nelle stesse ore a pochi km di distanza, nella centralissima piazza Politeama, ministri, parlamentari e simpatizzanti leghisti, fanno un sit in di solidarietà per Salvini. Si riconoscono l’ex azzurra Laura Ravetto, l’ex magistrato Simonetta Matone in abito verde, il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo (“se dovesse passare il principio che chi ferma i clandestini rischia quasi 6 anni di carcere, vorrebbe dire davvero aprire le porte a un’immigrazione incontrollata”), i ministri Roberto Calderoli (“evento riuscito, mi pare. No?”) e Giuseppe Valditara, che rivendica il diritto di andare dove gli pare, anzi: “Credo sia un atto doveroso per chi crede nella sua politica”, ribadisce il titolare all’Istruzione. Presente anche Giancarlo Giorgetti.

Intanto Giulia Bongiorno prosegue l’arringa: “L’Italia si mise in ginocchio”, arriva a dire più volte. “Gli atti di questo processo documentano che i migranti sono stati aiutati, assistiti, tutelati. L’Italia si mise in ginocchio. Ma Open Arms è stata irremovibile, irremovibile, irremovibile”, o ripete per tre volte, alzando anche il tono della voce, “e non ha voluto fare sbarcare i migranti”. Poi aggiunge: “Nell’agosto del 2019 il ministro Matteo Salvini sì stava combattendo una battaglia, ma certamente non contro i migranti. Salvini stava combattendo una battaglia contro chi confonde le pretese e i diritti. Ma usare a sproposito il termine diritto è molto pericoloso, innanzitutto per i diritti”.