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‘A tavola con il produttore’: i vini di Azienda Agricola Tamburini

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di Elisabetta Failla

I vini dell’Azienda Agricola Tamburini hanno accompagnato i piatti realizzati dall’chef Matteo Caccavo, chef dell Osteria Il Pratellino di Firenze. Questa serata fa parte di un percorso enogastronomico ideato da Francesco Carzoli, titolare dell’Osteria Il Pratellino di Firenze, e Milko Chilleri, giornalista e direttore di RossoRubino.tv. A tavola con il produttore è un ciclo di otto serate esclusive, ciascuna dedicata alla scoperta dei sapori e delle tradizioni di un diverso territorio toscano.

Siamo stati invitati al secondo incontro dedicato ai vini e ai piatti della Valdelsa dove si trova l’Azienda Agricola Tamburini, precisamente a a Gambassi Terme. La storia  della Famiglia Tamburini inizia alla fine XIX secolo e, da allora, cinque generazioni hanno guidato l’azienda con passione dedicandosi alla prodizione di vino e olio. Oggi è Emanuela Tamburini, enologa, che ha preso il testimone dal padre Mauro e che continua l’attività di famiglia con il marito Michele Jermann, friulano e proveniente anche lui da una famiglia di viticoltori i cui vini sono tra i più apprezzati e rinomati del Friuli Venezia Giulia, e non solo, anche a livello internazionale.

Emanuela e Michele sono una bellissima e giovanissima coppia che, grazie alle loro esperienze nella viticoltura in regioni differenti, stanno portando avanti la produzione di vini Tamburini con lungimiranza, competenza e anche creatività.

Una bellissima storia d’amore iniziata un po’ per caso poiché entrambi perché, per le rispettive aziende, fanno parte dell’Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani. Nel 2019, al matrimonio di comuni amici in Puglia, si sono incontrati e conosciuti meglio e, dopo pochi mesi, Michele si è trasferito in Toscana. Dopo qualche tempo si sono sposati con l’amica pugliese come testimone di nozze.

Con l’entrata in azienda, Michele ha portata una bella ventata di novità. E questo si nota con il primo vino abbinato ad un ottimo antipasto: gota cotta e crostone all’olio EVO. la gota cotta è una specialità tradizionale della Valdelsa ed è un salume che si ottiene dalla carne di suini che vengono lavorate nel comune di Colle Val d’Elsa. Il suo nome deriva dal nome toscano della guancia, gota appunto, ed è un salume che si ottiene dalla carne di suini e lavorate nel comune di Colle di Val d’Elsa. Una parte formata soprattutto da grasso e muscoli davvero ottima.

Il vino che abbiamo degustato è TJ, vino rosato Igt che fonde i due cognomi, Tamburini e Jermann, dedicato alla loro bambina. “Volevamo provare a fare questo tipo di vinificazione – ha spiegato Emanuela – che si è trasformata in un progetto più ampio con la decisione di una chiusura con tappo a vite”. Prodotto con Sangiovese in purezza TJ è un rosato vendemmiato la prima volta nel 2020 e uscito nel 2021.  L’uso di questo tipo di tappo proviene dall’esperienza di Michele: “Il tappo a vite mantiene integre le qualità organolettiche dei nostri vini”.

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Di colore cipolla chiaro, come i classici rosati provenzali, al naso presenta profumi di fragola fresca, note di viola e buccia d’agrumi. Al palato è vivace, sapido, fresco. Un viso che ha in sé in bella acidità, è armonioso, equilibrato e persistente.

Con il secondo antipasto, polpette di trippa con salsa di pomodoro (davvero gustoso), è stato servito Massiccio Igt 2018. Nonostante il nome questo vino, prodotto con un blend di Sangiovese e Merlot, è molto elegante e fresco anche perché affina per un anno in cemento. Di colore rosso rubino intenso, al naso si percepiscono sentori di ciliegia fresca, frutti rossi e neri, note di viola e e leggermente balsamiche. Al gusto mostra una buona struttura e avvolgenza, i tannini sono setosi. Buona la freschezza e la persistenza. L’anno prossimo, ci hanno detto Emanuela e Michele, per i vent’anni di questo vino verranno fatti alcuni cambiamenti. Aspettiamo con curiosità.

Come primo piatto abbiamo assaggiato i buonissimi Maltagliati (fatti in casa) al ragù bianco di coniglio, abbinati a Mike Igt, un nuovo progetto che ha visto la luce, pardon la prima vendemmia, nel 2020. Questo vino è dedicato a Michele Jurmann ed è per questo che in etichetta è riportato il suo profilo. Viene prodotto con uve di Sangiovese proveniente da un vigneto di circa un ettaro di 15 anni di età. In pratica si tratta di un cru. “Abbiamo fatto una prova, diciamo un gioco – ha spiegato Michele – abbiamo provato a mettere questo vino in tonneaux e ce lo siamo forzatamente dimenticato”.

Le uve sono vendemmiate manualmente e vengono vinificate in acciaio. L’affinamento è in tonneaux francesi per 3 anni. Questa annata è stata imbottigliata a gennaio, circa 600 bottiglie, per poi essere messa in commercio in primavera. “Talmente buono che lo abbiamo quasi finito”, chioda Emanuela Tamburini. Di colore rosso rubino con riflessi grata, al naso si percepiscono note di rosa note di rosa, di frutti rossi e di eucalipto. A seguire sentori speziati, di caffè e di tabacco.  Al gusto Mike appare corposo e complesso, con tannini abbastanza morbidi, fresco, persistente con un finale di bocca in cui si risentono le note balsamiche e del legno. Un vino che mostra longevità e, come sempre, ci piacerebbe degustarlo di nuovo fra qualche anno. Intanto l’abbinamento con il primo piatto è stato molto piacevole perché l’uno ha esaltato l’altro. Cosa volere di più?

Il secondo piatto che ci è stato servito è stato lo stracotto di cacciagione nostrale con polenta, anche questo davvero buono (complimenti allo chef), abbinato a Douscana, un vino molto particolare per il suo blend che fa incontrare il Sangiovese con il Tauriga Nacional portoghese. Ma come è venuto in mente di produrre un vino così “strano”? “Mi trovavo in Brasile per far conoscere i miei vini – ci ha raccontato Emanuela – e in questa occasione ho incontrato l’export manager di Douro Family Estates che produce vini nella valle del Douro in Portogallo. Le due aziende sono molto simili e così decidiamo di produrre un vino insieme. Non è stata un’operazione semplice ma alla fine abbiamo deciso di utilizzare Sangiovese e Tauriga Nacional nelle stesse proporzioni. Così è nato Douscana”.

Da notare che il Sangiovese viene inviato in Portogallo sfuso per l’assemblaggio, l’affinamento e l’imbottigliamento. Questo è un vino corposo e complesso ma anche elegante. Al naso si sentono i sentori di ciliegia sotto spirito, frutti neri, spezie, e note di tabacco. Al palato mostra la sua complessità, struttura e profondità, i tannini sono morbidi e avvolgenti ma equilibrati dalla freschezza ed è molto persistente e longevo.

Per finire un dessert con un abbinamento intrigante: un Bongo squisito accompagnato dal Gin Dry Castelgreve.

Prossimo appuntamento con “A tavola con il produttore” in prossimo 5 dicembre con “Il Chianti Classico di Radda” e i vini di Podere Capaccia. Il menu comprende: tonno del Chianti con fagioli zolfini abbinato al Chianti Classico, Inzimino di ceci e spinaci con la Selezione Querciagrande, risotto al lampredotto sempre con la Selezione Querciagrande, Francesina con spinaci in abbinamento a Capaccia e, per finire, Cantuccini con il Gin Dry Castelgreve. Le prenotazioni sono obbligatorie e possono essere effettuate chiamando il numero +39 055 0203832 o inviando un’email a osteriapratellino@gmail.com. I soci delle scuole e delle associazioni di sommelier riceveranno uno sconto del 10%.