La presidente di Italferr, Mariarita Lorenzetti, e’ stata messa agli arresti domiciliari stamani nell’ambito di un’indagine della Procura di Firenze relativa a lavori della Tav in Toscana. A suo carico – secondo le prime informazioni – verrebbero ipotizzati i reati di corruzione e associazione per delinquere. Lorenzetti, ex presidente della Regione Umbria, ha sempre sostenuto la correttezza del proprio operato. E’ stata notificata, appunto, stamani un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per l’ex governatrice della Regione Umbria Maria Rita Lorenzetti nell’ambito dell’inchiesta sul nodo fiorentino dell’alta velocita’. Il suo legale Luciano Ghirga, nel confermare la notizia precisa che commentera’ solo dopo aver letto la copiosa ordinanza di circa 400 pagine notificata stamani alla Lorenzetti, nella sua casa di Foligno. L’ex governatrice aveva gia’ ricevuto un avviso di garanzia, nella sua veste di presidente dell’Italferr, con le ipotesi di corruzione, associazione a delinquere e abuso di ufficio.
SEI AI DOMICILIARI – E’ di 450 pagine l’ordinanza applicativa di misure cautelari con cui il gip diFirenze, Angelo Antonio Pezzuti, ordina l’applicazione degli arresti domiciliari nei confronti della presidente di Italferr ed ex presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, del geologo Gualtiero Bellomo (detto Walter), del presidente di Nodavia Furio Saraceno, del consulente Alessandro Coletta, di Valerio Lombardi (Italferr) e Aristodemo Busillo (Seli). Con la stessa ordinanza il gip interdice per due mesi dalle rispettive attivita’ Alfio Lombardi, Maurizio Brioni, Marco Bonistalli, Remo Grandorie e Renato Casale. Viene infine disposto l’interrogatorio di Piero Calandra per il 25 settembre prossimo alle 9.30. L’ordinanza individua, inoltre, ai fini della misura cautelare per gli indagati che sussistano anche gravi indizi di colpevolezza. Nei confronti della Lorenzetti, in particolare, per i capi di imputazione che riguardano l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e abuso di ufficio per l’appalto per il sotto attraversamento ferroviario di Firenze e per concorso in corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio riferito alla lettera firmata dall’architetto Giuseppe Mele, dirigente del ministero delle Infrastrutture, ma – secondo l’accusa – predisposta dall’ufficio legale dell’Italferr, in cui si attestava che i lavori dell’appalto erano iniziati entro i cinque anni dal rilascio dell’autorizzazione paesaggistica.