«La vicenda TAV sta tra due storie da approfondire e cioè la vicenda di Zita e il “filo rosso” di uomini e donne legate non solo al PD ma alla “gloriosa storia del PCI”, come la definisce la Lorenzetti. All’interno lo spettro, avviato con l’inchiesta del 2010, di rifiuti forse crocevia di interessi poco chiari, di lavori fatti con i piedi, di costi in impennata. Una storia brutta che sta tra il potere esercitato forse senza controllo e il sospetto di interessi e silenzi da verificare se molto privati e forse di una parte di un partito ed il tutto ai danni della Toscana oggi teatro di uno spettacolo politicamente deteriore che si pensa di liquidare dando la colpa ad un funzionario. Troppo semplicistico da credere e, credo, addirittura imbarazzante anche da affermare».
Così la portavoce dell’Opposizione in Consiglio regionale Stefania Fuscagni ha concluso il suo intervento in aula a seguito della comunicazione del presidente della Giunta regionale Enrico Rossi sul caso Tav.
Un intervento, quello della consigliera regionale del PdL, che evidenzia le incongruità e le incoerenze nella ricostruzione dei fatti esposta da Rossi, anche alla luce della risposta al question time sullo stesso argomento discusso nove mesi fa:
«Il Presidente ci dice che Zita fu trasferito perché il suo ufficio non funzionava, perché era uno che non evadeva le pratiche, perché era uno che si permetteva mail irrispettose, perché era uno che aveva equivocato il ruolo, perché era uno che non era all’altezza del suo compito. Perché allora tutto questo non mi fu detto il 29 gennaio 2013 dall’Assessore Ceccobao quando mi rispose al suo posto, quel giorno assente dall’Aula? Eppure le domande erano le medesime e medesimi erano i quesiti. Perché solo ora Fabio Zita diviene un funzionario così scarso e deludente? Perché lo si è tollerato per tanti anni? Perché oggi si dicono cose così gravi nel suo conto professionale? Perché Ceccobao non le disse? Perché l’Assessore Bramerini in due anni di legislatura nei quali Zita dirigeva l’ufficio Via e lei ancora aveva le deleghe non lo rimosse o fece rimuovere o almeno rimproverò?», ha proseguito Fuscagni prima di analizzare le ragioni tecniche da cui è scaturito il caso:
«Zita sembrerebbe sostenere che ciò che deve andare a Santa Barbara non è materiale innocuo, ma è materiale altamente dannoso e da trattare in maniera costosa. Questo pare lui dica e questa relazione oltre che queste affermazioni devono essere consegnate all’Aula. Non vogliamo la sua ricostruzione dei fatti, ma le carte legate a questi fatti perché poi la ricostruzioni ce la facciamo da soli».
Infine un passaggio che richiama la revoca delle deleghe sino a maggio 2012 detenute dall’assessore Bramerini: «Le ragioni del suo assumersi le deleghe di VIA e VAS – ha incalzato Fuscagni rivolgendosi a Rossi – potrebbero essere plausibili, ma allora sia l’Assessore Bramerini a dirci in Aula che lei era sottoposta a tanti conflitti, a tante problematiche che proprio lei non ce la faceva e non ce la faceva perché gli uffici non funzionavano a causa anche di Zita. Serve questa controprova perché la sua tesi funzioni, ma questa conferma non arriva».