Un violento temporale non ha impedito a migliaia di turisti e fiorentini di radunarsi in piazza del Duomo per il tradizionale scoppio del carro. Erano 12 anni che la cerimonia non avveniva sotto la pioggia, ma la colombina – un razzo che parte dall’altare centrale del Duomo – ha compiuto l’ intero percorso sul filo d’ acciaio andando ad innescare i fuochi del ”brindellone” (questo il nome che i fiorentini danno al carro), posto tra il Duomo e il Battistero. Il razzo e’ tornato poi senza intoppi fino all’ altare maggiore. Cosi’ anche per quest’ anno, come vuole la tradizione, l’ andamento dell’ attivita’ agricola avra’ una ”buona sorte”. Prima dello scoppio, per la gioia dei tanti turisti presenti, si sono esibiti gli sbandieratori degli Uffizi, accompagnati dai musici in costume rinascimentale: tra di loro, ormai da due anni, segno della globalizzazione, c’e’ anche un simpatico tamburino giapponese. Il cardinale Giuseppe Betori, che poi ha celebrato in cattedrale la Messa pasquale, sfidando una fitta pioggia, ha benedetto il carro e tutti i presenti. Non ha mancato l’appuntamento il sindaco Matteo Renzi, arrivato con il gonfalone della citta’ in piazza Duomo insieme al presidente del consiglio comunale Eugenio Giani. E’ stato Giani, prima del volo, a ricordare, in diretta tv, che nell’aprile del 1966 la colombina non incendio’ ”il brindellone” e nel novembre ci fu l’alluvione. Questa volta, fortunatamente, e’ andato tutto bene. La storia affida a Pazzino de’ Pazzi, al ritorno da una crociata nel 1099, le origini dello scoppio del carro. Fu Pazzino, infatti, a riportare alcune pietre focaie del sepolcro di Cristo con le quali poi a Firenze venivano illuminate le celebrazioni del sabato santo. In un secondo tempo la cerimonia venne spostata alla domenica e i fiorentini decisero di costruire un carro trionfale che ancora oggi e’ scortato fino in piazza Duomo dagli armigeri del Comune nei tipici costumi. La forma attuale del carro risale al Seicento.