Agire e in fretta se si vuol dare un futuro al Vespucci. Confindustria Firenze torna a ribadire la necessità della nuova pista di Peretola, definita come un punto di svolta per dare slancio all’economia della regione, non solo sul versante turistico.
“La crisi di questi anni, ci obbliga a ricordare che la ripresa economica deve essere la priorità di tutte le agende, quelle delle imprese e quelle pubbliche. Il rilancio di Firenze passa anche dallo sviluppo in tempi ‘industriali’ del suo city airport, posto a pochi minuti dal centro città e a pochi chilometri dalle principali aree produttive della Toscana centrale”, si legge in una nota dell’associazione di categoria, che accusa la politica di non aver fatto niente in oltre 40 anni per favorirne la crescita. “Oggi questo ‘galleggiamento è giunto al capolinea per una concatenazione di fattori. Ci riferiamo alla doppia recessione di questi ultimi anni, che ha spinto i territori a rimuovere tutti gli ostacoli che possono compromettere la crescita economica e l’attrazione d’investimenti. Ma non va dimenticato il probabile declassamento che, senza i necessari adeguamenti funzionali di Peretola, colpirà l’intero sistema aeroportuale toscano dunque anche lo scalo pisano. E’, perciò, fondamentale andare avanti con la holding fra le società di gestione di Firenze e Pisa; così come è essenziale concludere rapidamente l’iter del Pit in Consiglio regionale”.
Secondo Confindustria la competitività e l’attrattività dell’intera Toscana centrale avrebbero vantaggi enormi dall’ampliamento, aggiungendo che l’aeroporto stesso “è un magnete di attività economiche e di migliaia di posti di lavoro”.
“In questi anni, tutte le aziende fiorentine – dalle più piccole fino alle multinazionali, dal manifatturiero al turismo – hanno ribadito che lo sviluppo di Peretola è la nostra priorità numero uno per stare saldamente fra le grandi economie urbane europee. Oggi Firenze è l’unica città metropolitana italiana ad avere un aeroporto inadeguato e insufficiente. Ecco perché Confindustria Firenze pone lo sviluppo del Vespucci come essenziale, ma anche ultimativo per un territorio che ambisca a essere realmente aperto al mondo e non si rassegni a essere una periferia dal punto di vista infrastrutturale. I costi del ‘non fare’ sarebbero insostenibili dal punto di vista del Pil e dei posti di lavoro , uno scenario inaccettabile per il nostro sistema economico”.