«Ancora piogge “eccezionali”, ancora vittime. Questa volta è la Sardegna ad esser stata colpita duramente. Ma se dovesse capitare in Toscana, sarà disastro ancor più grave». Lo afferma la presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana, Maria Teresa Fagioli nell’esprimere la propria vicinanza e quella dei geologi toscani alle popolazioni sarde colpite da una grande tragedia. «Noi geologi sappiamo che succederà ancora, e se succederà in Toscana, con estensione ed intensità delle piogge simili, sarà un disastro ancor più grave, perché le nostre zone a rischio sono più abitate di quelle sarde. Sono 280 i comuni della Toscana a rischio idrogeologico individuati dal Ministero dell’Ambiente e dall’Unione delle Province Italiane, il 98% del totale, di cui 15 a rischio frana, 31 a rischio alluvione e 234 a rischio sia di frane che di alluvioni». E non ci sono soltanto i cittadini residenti. «Le valutazioni sulle percentuali di popolazioni a rischio sono purtroppo ottimistiche, si basano sulla popolazione residente, ma abbiamo visto che a rischio c’è anche la rete viaria, e non ci transitano solo i residenti».
Prevenzione, delocalizzazione, informazione. Per cercare di ridurre gli effetti dei fenomeni naturali, tre sono le leve. «La parola d’ordine deve essere prevenzione, certo, e delocalizzazione degli insediamenti insostenibili, ma anche, forse soprattutto, informazione. I cittadini hanno diritto di sapere, di sapere prima di vedersi casa inondata, che quelle case andranno sott’acqua, che quei ponti non reggeranno. E i media, e le istituzioni, hanno il dovere di trasmettere gli allarmi in maniera comprensibile, capillare, dedicandogli uno spazio almeno pari a quello che sono disposti, o costretti, a dare a disastro avvenuto».
I cambiamenti del clima. Al di la di luoghi comuni e facili ironie sulle mezze stagioni, c’è da prendere atto che il clima è cambiato. «Le “bombe d’acqua” dobbiamo aspettarcele, e la popolazione deve essere istruita su come non restarne vittima. È soprattutto un problema di educazione e di comunicazione. Quando noi geologi parliamo, in “tempo di pace” col cielo ancora sereno, dei rischi idrogeologici, non facciamo terrorismo, facciamo il nostro dovere, è l’ora di pretendere di essere ascoltati prima, non solo sullo sfondo dei feretri delle vittime».
Piccoli gesti per evitare grandi danni. Ci sono tante piccole iniziative che possono ridurre il danno. «Se un ponte è troppo piccolo per le piene prevedibili, bisogna sicuramente adeguarlo, ma nel frattempo bisogna segnalare subito che quando le acque lo lambiscono non bisogna attraversarlo, pena la vita. Quando i cittadini potranno vedere sistematicamente quante e quali sono le situazioni viarie, urbanistiche, infrastrutturali a rischio è più che probabile che ne pretendano il rimedio. Una popolazione non correttamente e costantemente informata è in balia delle emozioni, della paura, dei demagoghi».
Toscana prima per alluvioni. La Toscana ha il primato italiano per feriti in seguito ad alluvioni. Dal 1 gennaio 1960 al 13 novembre di 2012 ci sono stati 364 casi. Più basso il dato relativo ai morti, 77, dove invece il primato spetta al Piemonte con 125. Sono i dati ISTAT elaborati dal Cnr-Irpi (Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica) sulle vittime e sugli sfollati causati da frane e inondazioni. In Toscana gli sfollati per alluvione sono stati 33.468 e 25.844 i senza tetto. Dati che la pongono al terzo posto preceduta soltanto da Veneto, 46.037 e Lombardia 37.305. «I geologi toscani non possono fingere di ignorare questa realtà» ribadisce la presidente Fagioli, «abbiamo il dovere di farci ascoltare e continueremo a farlo, perché chi dimentica le tragedie passate è condannato a riviverle, perché la maniera migliore per onorare le vittime di tutte questi disastri annunciati, i bambini cui è stato rubato il futuro, è far sì che il ricordo del loro sacrificio ci permetta di evitare nuovi lutti».