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Ann Lee:”La troppa burocrazia allontana i capitali cinesi da investimenti in Italia”

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ann lee-1Ann Lee, esperta di relazioni Cina-Usa autrice del libro “What the U.S. Can Learn from China”, è un’autorità, leader riconosciuto a livello internazionale sulle relazioni economiche della Cina e professore a contratto di economia e finanza presso la New York University anche un ex visiting professor all’Università di Pechino dove ha insegnato macroeconomia e derivati ​​finanziari. L’abbiamo incontrata a Villa La Pietra sede della New York University a Firenze. Ecco l’intervista sul tema dei vantaggi per l’Italia a seguito delle ultime liberalizzazioni in Cina.

La Cina sta vivendo un periodo di grandi liberalizzazioni. Può essere l’Italia un obiettivo di consistenti investimenti?

“Sulla carta sicuramente, ma in questo momento gli investitori cinesi sono alla finestra perché ritengono che nel vostro paese ci sia troppa burocrazia. Gli imprenditori cinesi sono molto attenti ad eventuali cambiamenti che potrebbero portare avanti giovani politici come l’attuale primo ministro e il vostro sindaco Matteo Renzi”

Notizia di questi giorni la possibilità di una joint venture fra il gruppo Tod’s e imprenditori cinesi per un insediamento commerciale in Firenze?

“In Cina tutto ciò che è made in Italy è al centro dell’attenzione di chi vuol far mercato. E’ chiaro che c’è molto interesse a creare società con grandi gruppi italiani specialmente in settori che riguardano la moda, il design, tutto ciò che è legato al Lifestyle. Naturale un eventuale collaborazione con i Della Valle, specialmente sé il tutto è legato ad un comprensorio come quello fiorentino”

Un investimento, quello dei Della Valle  vicino all’attuale insediamento del popolo cinese, che non si è integrato. 

“In Italia, come nel resto del mondo le colonie di immigrati cinesi sono ben diversi da quelli che in questo periodo vanno in giro per il mondo per allargare i loro orizzonti. Sono persone,  i  “nuovi” cinesi,  colte che parlano perfettamente inglese e che sono pronti ad esportare e offrire la tecnologia che, in questi ultimi anni, è cresciuta notevolmente in Cina”

Perché gli imprenditori cinesi dovrebbero scegliere l’Italia e non altri paesi?

“Facciamo chiarezza. I rapporti con gli Usa e tanto più con il Giappone non sono certamente idilliaci con la Cina . Resta l’Europa. E fra i paesi del Vecchio Continente l’Italia è favorita perché nel mondo e  quindi anche in Cina il Made in Italy è un fattore di sicuro successo. Se i politici italiani riusciranno a “sistemare” la burocrazia  e gli stessi industriali capiranno questo particolare, il vostro paese è avvantaggiato. Potrebbero attirare molti freschi capitali cinesi”

Tutto questo grazie al vento di liberalizzazioni che stanno vivendo in Cina?

“Certamente. Le recenti riforme portate avanti  dal primo ministro cinese fanno capire come in Cina vi sia una nuova classe imprenditoriale, giovane, colta e cosmopolita, desiderosa di investire capitali privati all’estero. L’Italia è uno dei principali attori a cui guardano con maggiore interesse, grazie alla qualità della vostra industria manifatturiera, a tutto ciò che si collega al Made in Italy”

Avrà vantaggi  l’Italia o c’è il rischio di essere colonizzata?

“Prima di tutto servirà a  creare nuovi posti di lavoro per i molti giovani che in questo momento sono in cerca di un’occupazione. L’Italia potrebbe essere la prima ad usufruire di questo circuito virtuoso, specialmente se cadranno i lacci burocratici che fermano la vostra economia.  In questo caso la produzione italiana potrebbe contribuire alla crescente domanda da parte della nuova classe media cinese di avere a disposizione, nel loro mercato, prodotti di alta qualità forti del brand del vostro ‘fatto a mano’:”

 Piero Campani

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