Il Tribunale di Firenze ha dichiarato inammissibile l’azione di classe promossa contro Publiacqua dopo più di un anno dalla sua proposizione. Le motivazioni dell’ordinanza di inammissibilità destano forti perplessità poiché, pur riconoscendo l’esistenza del diritto degli utenti alla restituzione, nega erroneamente agli stessi di ottenere tutela con lo strumento dell’azione di classe previsto dal codice del consumo e ciò contrariamente ad un consolidato orientamento dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato.
In un comunicato emanato giovedì scorso dal presidente di Publiacqua Vannoni, la società si vanta di aver informato (solo) coloro che hanno messo in dubbio la legittimità delle fatture, omettendo, tuttavia, di far presente che con le stesse missive “informative” diffidava i consumatori dal compiere eventuali inadempimenti nel pagamento dei corrispettivi a cui seguiva la espressa intimidazione di applicare “le previsioni del regolamento del servizio idrico integrato in vigore”, vale a dire, la sospensione del servizio!
Vannoni sminuisce l’iniziativa dei dieci tenaci utenti rapportandola ai complessivi 380 mila, tralasciando, tuttavia, che numerose sono state, non solo nel nostro territorio, le iniziative individuali grazie alle quali – e non certo grazie alla campagna informativa di Publiacqua – tutti gli utenti si vedranno restituire in fattura una parte (solo una piccola parte, purtroppo) delle somme indebitamente percepite dal Gestore a titolo di remunerazione sul capitale investito.
Riteniamo comunque fortemente offensive le parole usate da Vannoni nel comunicato: se i cittadini che hanno presentato ricorso sono stati solo dieci, è per motivi di contenimento dei costi del giudizio, che in caso di ammissibilità avrebbe tuttavia aperto le porte del rimborso a qualsiasi altro utente servito da Publiacqua. Contenimento dei costi a cui non bada la stessa Publiacqua, che può spendere tranquillamente migliaia di euro in spese legali, attinti dalle bollette pagati da noi tutti. A Vannoni ricordiamo inoltre che i cittadini che hanno votato nel referendum del 2011 contro i profitti nel servizio idrico nella sola città di Firenze sono stati 171 mila, cioè quasi due volte i voti con cui è stato eletto il sindaco che ha contribuito a insediarlo sulla poltrona che attualmente occupa.
Chi esce sconfitto perciò da questa vicenda è la democrazia: nel 2012, l’anno dopo che i cittadini si sono pronunciati in massa per eliminare i profitti sull’acqua, Publiacqua ha realizzato l’utile più alto della sua storia, 36 milioni di euro, di cui niente è finito a finanziare il servizio. C’è poco da vantarsi di aver risparmiato il rimborso di qualche euro ai pochi utenti che hanno fatto ricorso.
Ad ogni modo è bene precisare che la dichiarata inammissibilità dell’azione di classe non implica alcuna decisione definitiva né sull’esistenza del diritto restitutorio rivendicato dagli utenti né sulla possibilità di farlo altrimenti valere in giudizio.
Noi continuiamo a stare dalla parte dell’interesse dei cittadini, e sosteniamo la determinazione di questi a riappropriarsi di un bene di tutti.
Comitato fiorentino del Forum dei movimenti per l’acqua