Ritardi dai 40 minuti in su – quando va bene, perché per uno dei treni il ritardo annunciato era quantitativamente «da definire» – cambi di vettura nella brina prenatalizia senza spiegazione alcuna, rumors di guasti alla linea ma senza conferme: questo solo stamattina presto. Poi ha da passare la giornata, e si vedrà se il trasporto ferroviario tra Pistoia e Firenze se la caverà meglio col passar delle ore. Di solito no, coi pendolari costretti ogni giorno a una roulette in cui raramente esce il loro numero.
E nei giorni scorsi? Il trenino dei mercati che domenica avrebbe dovuto portare su e giù per la Porrettana turisti a frotte si è rotto ed ha lasciato tutti a piedi, facendo imbestialire tanto i viaggiatori quanto gli ambulanti che aspettavano a gloria il trenino per risollevare le vendite. Per non dire del treno soppresso che praticamente senza preavviso ha lasciato alla stazione di Pracchia una signora sola soletta col suo bravo palmo di naso.
«Siamo al disastro. Sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Io stesso – certifica il Vicepresidente del Consiglio regionale Roberto Benedetti (Nuovo Centrodestra) – che ultimamente sto usando spesso il treno per arrivare dalla Valdinievole a Firenze, sperimento i disagi cui i pendolari sono sottoposti praticamente ogni giorno, quando più quando meno. E le stelle, quelle della giunta regionale, stanno a guardare. Vien da chiedersi – incalza l’esponente Ncd – se la Regione, in quanto committente del servizio di trasporto su treno, abbia qualche voce in capitolo presso Trenitalia o abbia unicamente ruolo di spettatrice». Ma una certezza, una almeno, Benedetti ce l’ha: «Così non va di sicuro, e se il governatore Rossi un blitz analogo a quello dell’altra mattina in Valdarno lo avesse fatto
coi suoi bravi 50’ di ritardo se ne sarebbe reso conto».