Home MAGAZINE “Una trasfusione sbagliata mi ha rovinano la vita. E l’Asl tace”

“Una trasfusione sbagliata mi ha rovinano la vita. E l’Asl tace”

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Canzolo-beltramolliL’odissea iniziò nel giugno del 1987 quando Brunina Cunzolo, nata nel 1948, a causa di un’emorragia post parto fu sottoposta ad una trasfusione presso l’ospedale di Careggi a Firenze che le rovinò la vita. Nella foto: a sinistra Brunina Cunzolo, a destra Avv. Maria Berardinelli

La trasfusione infatti risultò infetta e le fu diagnosticata un’epatite cronica da virus hcv positivo. Nel 2003 Cunzolo fu convinta a procedere per vie legali e dopo un’accurata consulenza tecnica le fu riconosciuta la lesione permanente dovuta a trasfusione infetta. Dopo quasi dieci anni, nel  settembre 2011, il Tribunale di Firenze condannò l’Asl di Firenze, allora denominata ‘usl 10d’, ad un risarcimento nei confronti della donna di 83 mila euro ma dopo oltre due anni Cunzolo non ha ancora ricevuto il pagamento.

“Da quel giorno la mia vita è cambiata radicalmente – spiega Cunzolo – la malattia che ho contratto a causa della trasfusione oltre a provocarmi gravi problemi fisici, costringendomi a letto per intere giornate, mi impedisce di svolgere qualsiasi tipo di lavoro. A questo si aggiunge una condizione economica difficile da sostenere per me e per la mia famiglia. Credevo di ritrovare un po’ di serenità dopo la sentenza del tribunale ma così non è stato, visto che a due anni di distanza quel denaro che l’Asl mi deve, ancora non è stato versato”.

“L’ultimo contatto avuto con l’Asl risale ad oltre un mese fa in cui ci è stato spiegato che l’azienda stava valutando l’ipotesi di una causa nei confronti di Fondiaria, la compagnia assicurativa a cui all’epoca faceva riferimento l’azienda sanitaria  – spiega il legale Avv. Maria Berardinelli –  A noi però questo non interessa, ci rivolgiamo direttamente ed urgentemente all’assessore regionale alla Sanità Luigi Marroni perché si attivi immediatamente per farci capire come sbloccare la situazione e farci ottenere quel risarcimento che il tribunale ha riconosciuto alla mia assistita”.

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