Nel giorno inaugurale dell’anno giudiziario, il discorso sovraffollamento delle carceri e indegnità del modo di imporre la pena, sono stati temi ricorrenti. La soluzione, da più di una parte è stata l’amnistia. Il che è aberrante. Aberrante perché se si deve amnistiare la pena per porre rimedio all’affollamento diventa inutile fare processi. E si annulla il principio di pena e di giustizia.
Credo invece che questo Stato sperperatore dei danari dei cittadini, dovrebbe dar lavoro ai disoccupati aumentando il numero delle carceri. Costruendone di nuove. O recuperando quelle che al sud – perlopiù al sud – sono state costruite e mai utilizzate. E restano vuote. Chiedere il perché accadano cose così assurde è inutile: ci vorrebbero nuovi arresti con aggravamento dei disagi nei centri di detenzione. Quello che sarebbe importante, invece, sarebbe rimodernare questi centri e aggiungerne di nuovi. Senza dover amnistiare. Soluzione che rappresenta una sorta di vergognosa debacle dello Stato di diritto.
Negli Stati Uniti, la crisi del ‘29 fu superata grazie all’impegno della Stato, che fece costruire dighe, carceri, edifici pubblici, ferrovie per dar lavoro a milioni di disoccupati. Lo Stato Italiano, dovrebbe fare la stessa cosa: smettere di discutere del più e del meno, come in un salotto di sfaccendati, e cominciare a lavorare. Meno comode amnistie che permetteranno di seguitare a delinquere, e più carceri. A dimostrazione che lo Stato esiste e punisce il reato, non lo premia.