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La Regione non può chiudere un occhio sul flop dei Consorzi di Bonifica di Stefania Fuscagni

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fuscagniE’ necessario rivedere alcuni aspetti fondamentali della legge sui Consorzi di Bonifica che, è più che evidente, non ha retto alla prova dei fatti. Non ha retto per i tanti dubbi sulle procedure e per la questione dei costi delle elezioni sui quali non si vuol far chiarezza, ma che si aggirano intorno ai 700 mila euro a fronte del 2,9% di partecipazione al voto

E’ innegabile che abbiamo assistito ad elezioni flop, visto che si sono recati alle urne meno del 3% dei toscani; è innegabile che il  rendiconto dei costi da parte della Regione sia lacunoso visto che il costo complessivo ammette di non conoscerlo nemmeno l’Assessore Bramerini; è evidente che le relazioni redatte dai Consorzi siano fatte in maniera raffazzonata, visto che solo due Consorzi su sei hanno rendicontato le spese elettorali (superando in entrambi i casi i 100 mila euro).  In alcune realtà ci sono stati voti “dubbi”, oggi ci sono inchieste in corso e le procedure pre-elettorali sembrano essersi svolte in maniera non conforme alla legge visto che l’invio delle comunicazioni sarebbe avvenuto fuori tempo massimo e come se non bastasse ci sono state modalità comunicative politicamente  autoreferenziali, tenuto conto che ai consorziati si è detto che potevano votare ma ci si è dimenticati di dire loro che avrebbero potuto anche presentarsi ed essere regolarmente eletti
 Una cosa è certa: il Consiglio regionale non può “avallare” con proprie nomine organismi che sono stati costituiti con procedure ancora tutte da verificare. Risulta sempre più evidente che la maggioranza non ha ben chiara la funzione stessa dei Consorzi che non può essere appannaggio di una sola parte politica.
 

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