Far convivere all’interno del tessuto urbano la residenza e le attività commerciali con somministrazione di alcolici è un obbiettivo che un’amministrazione comunale si deve porre, specialmente in città dove il turismo accentua possibili criticità. Possiamo tranquillamente dire che a Firenze questa amministrazione non è stata in grado di vincerla questa sfida, anzi ha mnostrato chiaramente di aver fallito.
Premetto che chi parla non ha affatto l’idea di una città che chiuda alle dieci di sera perché, anzi, credo che sia importante vivere in una città viva e vitale, che tra parentesi è anche una città sicura. Ma deve essere una città che per le ore serali e anche notturne offre delle occasioni ludiche e culturali diversificate e non ridursi a consumo di alcol: che è certo la cosa più facile e redditizia per chi la gestisce.
E invece a Firenze la carenza di questa amministrazione sul piano più complessivo di offerta di fruizione della città, ha fatto spostare l’attenzione su aspetti specifici, come l’orario di apertura dei locali, peraltro non sapendo dare neppure a questi una risposta adeguata. Così ha creato una contrapposizione tra residenti del centro e gestori dei locali su cui è dovuta intervenire la Magistratura. Perché in realtà l’assessore Biagiotti ha perseverato nel non prendere posizione affidandosi a fantomatici patti che era chiaro non avrebbero funzionato.
Quindi ora si deve davvero ‘cambiare verso’. E non è vero che il Comune ha ‘le mani legate’, come dice Biagiotti, semmai se ne lava le mani. Certo, se prendono provvedimenti sbagliati poi il Tar li invalida. Come è successo per i minimarket. Ma se, come dicono giuristi e magistrati, si ricorre a strumenti legislativi idonei, i Comuni possono eccome regolamentare anche gli orari dei locali! Un sempio? L’art 54 del Testo Unico degli Enti Locali, che dà il potere di imporre chiusure anticipate dei locali, ove si ritenga necessario. Perché non si fa?
Certo si dovrebbe avere il coraggio di sostenere i diritti di quella parte ormai assai ridotta di residenza che è rimasta nel centro di Firenze e dispiacere a alcune categorie piuttosto forti in città. Ce l’ha l’amministrazione fiorentina questo coraggio, o continuerà in modo pilatesco a lavarsene le mani? Lascerà che sia la Magistratura a affrontare il problema perché troppo spinoso? Un bel fallimento per chi si candida a governare l’Italia! A meno che dietro non ci sia un’idea precisa e una grande responsabilità: allontanare ancora di più i residenti rimasti nella città storica per trasformarla definitivamente in quella disneyland della moda e della movida (con tutto quel che segue) la cui definizione fa tanto irritare il sindaco Renzi.
Premetto che chi parla non ha affatto l’idea di una città che chiuda alle dieci di sera perché, anzi, credo che sia importante vivere in una città viva e vitale, che tra parentesi è anche una città sicura. Ma deve essere una città che per le ore serali e anche notturne offre delle occasioni ludiche e culturali diversificate e non ridursi a consumo di alcol: che è certo la cosa più facile e redditizia per chi la gestisce.
E invece a Firenze la carenza di questa amministrazione sul piano più complessivo di offerta di fruizione della città, ha fatto spostare l’attenzione su aspetti specifici, come l’orario di apertura dei locali, peraltro non sapendo dare neppure a questi una risposta adeguata. Così ha creato una contrapposizione tra residenti del centro e gestori dei locali su cui è dovuta intervenire la Magistratura. Perché in realtà l’assessore Biagiotti ha perseverato nel non prendere posizione affidandosi a fantomatici patti che era chiaro non avrebbero funzionato.
Quindi ora si deve davvero ‘cambiare verso’. E non è vero che il Comune ha ‘le mani legate’, come dice Biagiotti, semmai se ne lava le mani. Certo, se prendono provvedimenti sbagliati poi il Tar li invalida. Come è successo per i minimarket. Ma se, come dicono giuristi e magistrati, si ricorre a strumenti legislativi idonei, i Comuni possono eccome regolamentare anche gli orari dei locali! Un sempio? L’art 54 del Testo Unico degli Enti Locali, che dà il potere di imporre chiusure anticipate dei locali, ove si ritenga necessario. Perché non si fa?
Certo si dovrebbe avere il coraggio di sostenere i diritti di quella parte ormai assai ridotta di residenza che è rimasta nel centro di Firenze e dispiacere a alcune categorie piuttosto forti in città. Ce l’ha l’amministrazione fiorentina questo coraggio, o continuerà in modo pilatesco a lavarsene le mani? Lascerà che sia la Magistratura a affrontare il problema perché troppo spinoso? Un bel fallimento per chi si candida a governare l’Italia! A meno che dietro non ci sia un’idea precisa e una grande responsabilità: allontanare ancora di più i residenti rimasti nella città storica per trasformarla definitivamente in quella disneyland della moda e della movida (con tutto quel che segue) la cui definizione fa tanto irritare il sindaco Renzi.