E’ possibile continuare a cambiare governi e premier senza ricorrere alle elezioni? In pratica non si potrebbe, in teoria la prassi è ormai consolidata: la staffetta Prodi D’Alema fu un anticipo dei fatti che sarebbero venuti dopo. Il Presidente Napolitano la rese accettabile appellandosi allo ‘stato delle cose’.
Cioè alle difficoltà del Paese. Guai a gettare un seme: nasce una pianta. E così fu per il Governo Monti, preparato per tempo, come racconta Alan Friedman, esattamente nell’agosti del 2011. Mi meraviglia il dibattito su questa vicenda. Il parlare oggi di ‘golpe del presidente’. Se ben mi ricordo io scrissi già allora che la procedura era inaccettabile, Italia in crisi o no. La leva dello Spread, drammatica e divertente nello stesso tempo per come fu giocata, fu quella che scalzò Berlusconi. Oggi, lo Spread si aggira sulle stesse cifre di allora. Più o meno. Il premier fu costretto da speculazioni attivissime in quei giorni, pressioni europee più che sfacciate, sorrisini idioti fra la Merkel e il presidente francese, spinte continue a Napolitano perché facesse il necessario per rimettere in sesto le cose. Così il Cavaliere lasciò.
Certo: si sarebbe dovuto andare alle elezioni, ma mancava la nuova legge elettorale e il Presidente Napolitano doveva salvare l’Italia. Ed ecco che Berlusconi sfiduciato da nessuno se ne va e Monti, eletto da nessuno, arriva. E se c’è un premier che abbia mai fatto al Paese i danni morali di Monti, per non parlare di quelli materiali, qualcuno me lo dica. Ma non straparlando ma dati alla mano.
Il governo Monti è stato drammatico. Avvilente per il Paese e per la sua gente. Protervo nel fare e disfare. Senza fornire alcun aiuto, ma piuttosto alleggerendo il portafoglio già leggero, non solo di tutti gli italiani, ma dei pensionati al minimo. Una vergogna. Una andare avanti per contentare un’Europa drogata. Affamata, che felice si mangiava a morsi l’Italia: imprenditori che si suicidavano, aziende che chiudevano, italiani che emigravano. Banche però che riprendevano forza e vigore.
Era un gioco di poteri forti, ma non di tutti, solo di una parte, che l’altra parte era finita anch’essa nel trinciatutto. Disoccupazione in aumento, fughe all’estero, aziende impiantate in Tunisia o Romania. Nessuna garanzia per chi avesse voluto arrivare da fuori a lavorare da noi. Trionfo della più ottusa burocrazia, che annientò anche le ultime sperane di sopravvivenza. Fu giusto portare l’Italia su questi binari? Credo di no. Certo, non voglio accusare nessuno di questo disastro irrituale e secondo me, ragazzo di campagna, paracostituzionale. Fatto passare per possibile solo attraverso fumosità strategico politiche.
Oggi si riparla di staffetta: da una parte un non eletto premier, Letta, dall’altra un altro non eletto premier, Renzi, in mezzo a gestire il traffico, il Presidente Napolitano. La legge elettorale non c’è neppure adesso, quindi non si vota, se Renzi accetta perde la forza e la capacità di cambiare qualcosa, se Letta resta perde ogni giorno di più la voglia e la forza di governare. In termini da brava gente che come me si è stufata di ascoltare le fole che ognuno dirama tramire agenzie, o tramite Twitter o Facebook, siamo di fronte a un altro ‘golpe tecnico’. Percarità roba pacifica, niente generali, solo politici sfiancati che sfiancano l’Italia.
Riflettevo, e lascio la riflessione ‘geopolitica’ a voi. Napolitano [PD] che resta dopo la scadenza senza una vera riconferma, Letta [PD] che non eletto, va al posto di Bersani [PD] eletto ma scartato, a formare un governo di larghe intese, e in barba alle larghe intese alla Camera il presidente è la Boldrini [SEL], e al Senato è Grasso [PD], per non parlare delle commissioni parlamentari. Chiedo: cos’è un golpe. Cosa significa voto. Qual è l’ultimo termine per democrazia?.
Friedman scrive libri, il problema è che noi italiani non sappiamo leggere.