Parigi val bene una messa. La frase di Enrico IV° va bene per molte cose e anche per molti cosi: tutti quelli, per esempio, disponibili a cambiare idea. Stabilito, poi, che cambiare idea è umano, e ormai non più un fatto di etica, visto il rifrullo di posizioni, di opinioni e di convinzioni che agita l’aria della nostra politica, non lo condanno, ma ritengo che ognuno di noi, ha il dovere di portar rispetto a se stesso.
Ho una vecchia stima per il giovane Renzi, che ha alcune doti: la fiorentinità, che lo aiuta a essere cinico, ironico e sbarazzino. La fortuna, che gli da una mano nei momenti difficili. La gioventù che però ha il difetto di passare rapidamente. La sfrontatezza, che è spesso utile.
Ed eccoci di nuovo a Parigi e alla sua messa. Aveva detto il sindaco, fra le tante altre cose, che probabilmente ha dimenticato perché dette sull’onda e la necessità del momento, che non avrebbe mai fatto ‘giochini da Prima Repubblica’. E la cacciata di Letta è nel modo più assoluto un giochino da Prima Repubblica. Nemmeno Andreotti si era mai azzardato a essere così cinico.
Aveva detto Renzi: ‘mai contro Letta’. E invece. Ma anche questo rientra nelle regole del gioco. Malaparte diceva che se si deve tradire si tradisce un amico, a tradire un nemico non c’è gusto. E sfogliando ancora fra le storiche frasi del sindaco ci si imbatte anche in ‘mai senza il voto popolare’. E questa è la più seria. Infatti in Italia si è imparato a fare a meno degli italiani. Figuratevi che Berlusconi fu cacciato da Napolitano che aveva pronto in tasca uno mai votato dal popolo come il disastroso Mario Monti. Bersani, votato per essere premier ha fatto la stessa fine, sostituito da Letta, mai votato come premier dalla gente, ma imposto anche lui da Napolitano, riconfermato per necessità.
E oggi a sfiduciare Letta, non è il Parlamento, come usava una volta prima che si facesse tabacco da pipa delle regole, ma è il Pd. Non ricordo che fosse mai accaduto prima che la segreteria di un partito sfiduciasse il governo. Faceva sgambetti e tendeva trappole, magari, ma la sfiducia era roba del Parlamento, eletto bene o male dagli italiani, dei quali oggi nessuno si preoccupa più. Se non per borseggiarli. Che brontolino, pur che paghino i loro balzelli questi inutili citrulli. Che affoghino nei debiti e nella disperazione, ma in silenzio.
A dire il vero Renzi aveva anche detto ‘mai con il centro destra’. Quindi viene oggi da chiedersi con chi lo farà mai questo governo. Staremo a vedere, ma Alfano sta scaldando i motori. Ci ha preso gusto, vuole assolutamente riesserci, per non essere incolpato poi, magari assieme a Berlusconi, di aver voluto il disastro del Paese.
Ora devo dire che io mi fido sempre poco di chi dice mi” sacrifico per salvare l’Italia”, poi si mette seduto a Palazzi Chigi, mette insieme una banda di incapaci perdigiorno, e lascia che l’Italia affondi. Sono disponibile a scusare Renzi per le sue battute, le sue corse in avanti , il suo essere megalomane, solo a patto che riesca davvero a formare un governo, a farlo lavorare e a cominciare a salvare davvero il paese.
Ma ho paura: i nomi che leggo per la nuova squadra sono quelli di burocrati, , e di principianti con nemmeno l’esperienza di segretario di sezione. Che a volte è necessaria. Ho paura di un governo velleitario di blasonati grazie a vecchi appoggi politici, e che oggi devono restituire i favori ricevuti.
Insomma: ho paura. Pur apprezzando gli avventurieri come il sindaco di Firenze.
Umberto Cecchi