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di Umberto Cecchi Giani ha già il biglietto in tasca per andare a Roma. Peccato, lo preferivo come sindaco

admin
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umberto cecchiErano voci che hanno circolato in questa Firenze che sta facendo le prove generali come nuova  capitale della politica e dove accade di tutto. Adesso sono realtà. Vicesindaci che vanno e vengono, mezza giunta regionale che salta, vicepresidente della Regione che cambia, con una navetta Piazza signoria via Cavour.
Una vera e propria Kermesse che ha dato vita  a un vecchio e consolidato torpore fiorentino: si perde un sindaco e si trova un premier non è davvero cosa da poco in questa tetraggine della politica, in questa miseria economica, in questa generale povertà di idee, dove all’improvviso esplode il fenomeno Renzi, che i metereologi della politica hanno definito un uragano.
Dicevo: Renzi ha richiamato Nardella, Eugenio Giani non correrà alle primarie per sindaco di Firenze per spostarsi a Roma come sottosegretario. E così facendo ne guadagna il Governo e ci perde il Comune. A me sarebbe piaciuto Giani sindaco di Firenze. L’uomo giusto al posto giusto. Colto, riflessivo, lavoratore, presenzialista, attento osservatore delle vicende quotidiane di una città che conosce come pochi altri, sia per storia che per geografia, e della quale capta umori e politica.
In consiglio Comunale da tanto tempo, Giani, se gli parli del Vicolo della Bombarda sa dov’è, a differenza di molti suoi colleghi, e conosce bene le evoluzioni e le involuzioni di certe strade fiorentine, dove una volta c’erano librerie a ora ci sono inguardabili pizze al taglio. Ha un amore per Firenze, Giani, che molti sindaci non hanno mai avuto.
Sia chiaro, niente contro Nardella, sul quale non sono in grado di dare un giudizio generale,  ma non mi piacciono mai troppo le scelte fatte a priori a tavolino. Non mi è piaciuto, da vecchio liberale che tiene in buon conto il valore del voto popolare e la carta costituzionale, i salti  mortali compiuto negli ultimi due giorni dalle giunte di Regione e Comune. Per tacere di quelle fatte da Quirinale, Nazareno e palazzo Chigi. Disinvolte. Troppe parole facili. Un balletto di poltrone accompagnato da un dialogo da ‘Cantarice Calva’ di Ionesco: parole in libertà, dramma della incomunicabilità del nostro tempo.
Ma per tornare a Firenze sostengo che ci vuole un sindaco che si occupi di Firenze, e Giani mi dava questa garanzia, da come lo conosco. Mi direte: scusa ma non potrebbe esserci un sindaco di centro destra? Certo che sì, potrebbe anche esserci se la scelta della candidatura fosse fatta a questo scopo. Smettere di fare candidature di facciata e farne una davvero seria, eleggendo magari uno che se non diventa sindaco resta almeno in Palazzo a fare il leader dell’opposizione. Cosa che fino a oggi non è mai successa.
Perché il problema è che il Centro Destra il sindaco non lo vuole. Stretti accordi con la sinistra, la lascia governare  indisturbata da quasi vent’anni. Ora poi che la destra è un coacervo di vedove berlusconiane, e tutte quante si sentono tradite e devono vendicarsi.
Umberto Cecchi

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