«Ancora un’emergenza, ancora una volta gestita nel peggiore dei modi, senza pianificazione e senza il coinvolgimento di chi è in prima linea: sindaci, associazioni di volontariato, e i cittadini, a cui vanno date informazioni certe e soprattutto garanzie di sicurezza e tranquillità. La Regione e il presidente Rossi erano informati dell’arrivo in Toscana di 380 immigrati? E se sì, perché non ha comunicato questa questione al Consiglio Regionale? Oppure dobbiamo pensare che questa scelta sia tutta da mettere in conto al Governo Renzi? E’ opportuno che Rossi si relazioni con il Ministro Alfano e poi venga in Consiglio non solo a fare una fotografia dell’esistente, ma anche delle misure che la Regione intende adottare».
E’ dura Stefania Fuscagni, consigliere regionale di Forza Italia e portavoce dell’Opposizione nel commentare le modalità con cui si sta verificando l’arrivo in Toscana di 400 immigrati provenienti da Lampedusa.
«E’ evidente che siamo di fronte a persone che soffrono e a cui vanno date risposte vere, ma certo i problemi di immigrazione non risolvono così e chi pensa che la soluzione sia diluire la presenza degli immigrati “disseminandoli” è politicamente a metà strada tra la follia e il peggiore dei buonismi. Questo modo improvvisato di affrontare temi delicatissimi – incalza la portavoce dell’Opposizione – è davvero insopportabile. C’è davvero qualcuno che pensa che sia possibile gestire tragedie immani aprendo le porte senza garanzie di sicurezza e soprattutto senza preparare né avvertire con il dovuto anticipo chi è deputato all’accoglienza, mettendo i cittadini dinnanzi a scelte fatte altrove? Ma davvero si pensa che il problema dell’immigrazione si risolva “lampedusizzando” la Toscana e dividendo le criticità senza trovare soluzioni? Sarebbe meglio che il Governo, quando va in Europa – invece di chiedersi se va davanti o dietro la lavagna – parlasse di questo e cioè che il tema dell’immigrazione è un tema di tutti e non solo un problema italiano. Quanto alla Regione – conclude Fuscagni – ancora una volta siamo senza parole».