A Forza Italia, sezione speciale toscana e fiorentina va riconosciuto un merito: la perseveranza nell’errore politico. O meglio, la perseveranza a fare a mezzo con le forze della sinistra. E così, per mantenere la linea intrapresa una quindicina di anni fa, ecco che oggi, assieme a i suoi alleati di convenienza, antepone a Nardella – regalato alla città dal premier Renzi, calato dall’alto su Firenze come la Madonna di Loreto, a ‘miracol mostrare’ – Marco Stella, che ha ricordato ai fiorentini il Carneade manzoniano: Chi era costui?
Sì certo, capogruppo di FI in Palazzo Vecchio dopo la scissione da Galli: una serie di prese di posizione per obiettare su questo e su quello, critiche alle cose già decise della maggioranza, ma mai una serie di indicazioni di cose da fare. Una battaglia vera da portare avanti sui mille irrisolti problemi fiorentini. Se non sbaglio di recente ne aveva abbozzata una in aiuto dei bancarellai di San Lorenzo, ma vista la parata, l’aveva mollata subito. Ognuno per se e Nardella per tutti.
Ora io non ho assolutamente nulla da obiettare sulla scelta fatta da Massimo Parisi, che sarebbe anche un ottimo politico se ragionasse con la sua testa, che è fine e attenta, ma che purtroppo è costretto ad obbedire agli ordini. E gli ordini sono, volare basso. E lo sono da sempre. Di accordi con la sinistra, Forza Italia ne ha fatti fin troppi, alcuni dei quali oggi vanno corretti d’urgenza: come il sistema di voto e il numero del consiglieri regionali.
Erano scelte spudorate bilaterali ma son durate fino a oggi, e nessuno, mai, da destra o sinistra, ha mai levato una critica. Insomma la conquista era stata tornare a un centralismo democratico di destra e di sinistra. Cosa che aveva già respinta, a suo tempo, anche il vecchio Partito Comunista. Che le sue regole le aveva. E serie.
Ora non credo che la millenaria città di Firenze, che sta esprimendo la nuova leva politica italiana e punta al cambiamento delle regole, non avesse da opporre a Nardella sindaco, un candidato che lo facesse penare per arrivare almeno al ballottaggio. L’esperienze ci insegnano: il Valentino quando si rese conto di non essere diventato primo cittadino, mollò Forza Italia e passò ad altri schieramenti.
Galli, considerato che aveva avuto contro Renzi qualcosa di più dell’insuccesso annunciato, transitò altrove velocemente. Nè l’uno né l’altro credevano nel partito che li aveva eletti, né erano i candidati giusti per battere né Domenici al suo secondo mandato, né Renzi, che stava galoppando trionfalmente verso la vittoria.
Così come non lo è Stella, uomo da banchi del consiglio ma meno sulle piazze e i marciapiedi della città. Certo, c’è una campagna elettorale da fare, una manciata di giorni, che non credo basteranno a sanere il ‘gap’.
Umberto Cecchi