Un marchio celebre e di grande appeal sul mercato, un’azienda in liquidazione, tre ‘cavalieri bianchi’ pronti a conquistare le storiche porcellane: e’ la situazione di Richard Ginori, in liquidazione dalla scorsa primavera per la sua incapacita’ di far fronte a debiti per 70 milioni di euro. Col titolo sospeso da mesi a Piazza Affari, dopo 277 anni l’azienda cessera’ l’attivita’ nello stabilimento di Sesto Fiorentino. Fra due settimane, il 31 luglio, i 337 lavoratori sono destinati a dodici mesi di cassa integrazione. Il collegio dei liquidatori, guidato da Marco Milanesio, vuole definire nei prossimi giorni il concordato preventivo, e poi individuare l’offerta migliore fra le manifestazioni d’interesse ricevute. ”Abbiamo alcuni interlocutori che stanno proseguendo nelle verifiche”, ha confermato Milanesio al termine dell’incontro di oggi con istituzioni e sindacati. I tempi per il concordato dovranno essere rapidi, per scongiurare l’approdo alla discussione in Tribunale delle istanze di fallimento depositate. Nel corso dell’incontro, a cui hanno partecipato fra gli altri il sindaco di Sesto Fiorentino Gianni Gianassi, l’assessore regionale alle attivita’ produttive Gianfranco Simoncini e l’assessore al lavoro della Provincia di Firenze Elisa Simoni, non sono trapelati numeri sulle proposte dei piemontesi di Sambonet, degli americani di Lenox, e della cordata di imprenditori del Nordest che ha espresso per ultima il proprio interesse. Tutti e tre sono impegnati nella due diligence. Secondo le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi, la proposta Sambonet prevede di rioccupare un terzo dei lavoratori e con la garanzia di rimanere a Sesto fiorentino fino al 2016, proposta definita ”insufficiente e inaccettabile” dal sindaco. Se il marchio Richard Ginori e’ ancora appetibile, come testimoniato dal successo oltre le aspettative della promozione realizzata con Unicoop Firenze nel 2011 (una commessa da 9 mln) e anche dall’interesse di un big Usa come Lenox (che pero’ potrebbe non essere interessato a rilevare anche l’azienda), sembra meno attraente la fabbrica di Sesto. ”Le produzioni devono restare sul territorio”, ha ribadito oggi l’assessore toscano Simoncini, secondo cui la Ginori ”rappresenta, insieme, un patrimonio culturale ma anche una delle realta’ produttive e occupazionali piu’ significative della nostra regione”.(