Si può fare. “Un punto di equilibrio sul piano paesaggistico, capace di tutelare un’agricoltura moderna ma anche l’ambiente e la bellezza della campagna, sarà trovato”. Il presidente della Toscana Enrico Rossi ne è convinto e lo ripete dopo un incontro lungo più di mezz’ora con il marchese Lamberto Frescobaldi, presidente di una delle azienda vitivinicole storiche della regione. Una di quelle aziende, 23 mila in tutto, che “fanno bene alla Toscana e alla sua economia”, dice, e che fanno della Toscana la sesta produttrice in Italia con il 57 per cento della produzione a denominazione di origine controllata, la serie A dei vini d’Italia.
Dal castello di Nipozzano, sulle colline attorno a Firenze, si vedono in lontananza i monti della Consuma e tutt’attorno vigne e boschi. Qui si producono vini di qualità da almeno il Trecento, forse anche dall’anno Mille. Le colline del Poggio Belvedere, appena sopra il castello, quaranta anni fa sono state abbassate di sei metri, per renderle meno ripide e coltivabili. E un paesaggio costruito dall’uomo, come gran parte di quello toscano.
“Porsi un senso del limite nel momento in cui andavamo a scrivere un nuovo piano non mi sembra sbagliato” premette Rossi. “Abbiamo comunque un obiettivo condiviso – spiega il presidente davanti alle vigne sferzate dal vento di tramontana, accanto il marchese Lamberto e il padre Vittorio – Vogliamo un’agricoltura moderna, meccanizzata certo e capace di apprezzarsi sui mercati mondiali, ma vogliamo anche tutelare il paesaggio. Due cose che in passato sono state assieme e che sono convinto potranno stare assieme anche in futuro”.
C’è tempo fino al 29 settembre per presentare osservazioni al piano paesaggistico. Le associazioni di categoria le hanno già annunciate, chiedendo garanzie sui reimpianti e la messa a coltura a vigna di nuovi terreni. “Sono qui per ascoltare – dice Rossi, annunciando con l’occasione visite in altre fattorie – Semplificheremo il linguaggio e quant’altro sia da semplificare. Agevoleremo le aziende negli interventi necessari per rimettere a coltura terreni abbandonati da anni e riconquistati nel frattempo dal bosco”. Si calcolano che potrebbero essere tra i 100 e i 200 mila ettari, un decimo di tutta la regione. “Lavoreremo – continua Rossi – affinché le raccomandazioni del piano, direttive e non vincoli, siano chiare e recepite in maniera omogenea dai territori. Ma sono sicuro che alla fine riusciremo a fare un bel lavoro”.
Intanto, conclude Rossi, “buona vendemmia”, che con i merlot e i bianchi da qualche giorno è già iniziata.