di Francesco Matteini
Intorno alle vicende della Fiorentina c’è un’intolleranza, neanche troppo nascosta, per le opinioni altrui se diverse dalle proprie. E c’è anche una dilagante psicosi da complottite. Mi spiego. La squadra non sta andando bene e fra i tifosi fioccano le critiche a Montella, ai giocatori e alla società. Se però queste critiche le fa un giornalista, apriti cielo. I più teneri lo accusano di essere un gobbo e di non voler bene alla fiorentina. I più accesi vanno oltre, pretendendo di vedere dietro ogni frase una regia occulta. In sostanza tutti, più o meno, ammettono le difficoltà dei viola, ma non vogliono né leggere né ascoltare chi lo dichiara apertamente.Un comportamento quasi omertoso. I panni sporchi si lavano in famiglia. E’ ovvio che anche i giornalisti sbagliano (esattamente come i dirigenti, gli allenatori, i giocatori e pure i tifosi), ci mancherebbe. L’infallibilità non è di questo mondo. Ma lo si può fare in proprio, non obbligatoriamente per conto terzi.
Ciò che colpisce è il diverso atteggiamento che molti hanno nei confronti del calcio (o meglio della propria squadra) e il resto del mondo. Se un giornalista critica il presidente del consiglio, il sindaco, un grande industriale viene indicato come coraggioso e indipendente. A nessuno passa per la mente che possa essere manovrato. Anzi, questa insinuazione verrebbe avanzata in caso di elogio, anche se meritato, al potente di turno.
Montella sta vivendo giorni complicati. Si dibatte tra infortuni e risultati che non arrivano. La Fiorentina non gira più come un orologio svizzero. In una situazione del genere le critiche sono inevitabili. Fermi, conosco già l’obiezione: le critiche sono tutte accettabili purché siano costruttive. E’ praticamente uno slogan ormai logoro, ripetuto a pappagallo da tutti coloro che, invece, non accettano alcun rilievo. Non è così? Allora mi fate un esempio di “critica costruttiva”? La verità è che chi fa un mestiere così esposto pubblicamente, come quello dell’allenatore di calcio (o il ministro, o il sindaco) deve essere pronto a ricevere le critiche, anche quelle più aspre. Fa parte del suo lavoro che, nel caso di un allenatore di serie A, è profumatamente remunerato anche per questo.
I tifosi hanno il diritto di fare i tifosi e difendere (o attaccare, perché talvolta sono assai più duri della stampa) squadra e tecnico anche in modo, appunto, acritico.Non possono chiedere che i giornalisti facciano lo stesso. E non lo può chiedere Montella che, mi pare, stia cercando di creare falsi obiettivi (gli “ingrati”, quelli che “si sono montati la testa”, a suo tempo quelli che “scrivono sotto dettatura” e così via) con lo scopo di deviare gli strali dei tifosi da sé e dai giocatori. Come gli aerei da combattimento quando lanciano una nuvola di frammenti di metallo per disorientare i missili che li hanno “agganciati”. Si chiamano contromisure, ma in questo momento non vedo Montella nel mirino di qualcuno. Tranne, forse, che di se stesso.