Arrestato un operaio conciario quarantenne, Giacomo Benvenuti , per il decesso della moglie Marinella Bertozzi, avvenuto a Fucecchio il 30.10.2014.
Il Giudice per le Indagini Preliminari di Firenze Alessandro Monetti, recependo integralmente gli esiti dell’attività d’indagine condotta dai militari del Nucleo Investigativo dei Carabinieri sotto la direzione del Sostituto Procuratore Sandro Cutrinelli, ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti dell’uomo, accusato dei reati di maltrattamenti in famiglia e omicidio aggravato.
L’iniziale ipotesi investigativa circa le responsabilità dell’ operaio conciario (gli inquirenti hanno cominciato a insospettirsi, in quanto, oltre alle incongruenze riscontrate sin dalle sue prime dichiarazioni, la sua unica preoccupazione era quella di voler far tumulare al più presto la salma della donna appena scomparsa), trovava definitiva conferma nell’esame autoptico che individuava la causa mortis della moglie nell’arresto cardiocircolatorio conseguente a fratture e contusioni interne (non riscontrate dai primi sanitari intervenuti) e dalla circostanziata denuncia presentata dal fratello della vittima nei giorni seguenti il decesso.
All’esito di articolate e meticolose indagini (escussioni dei testi, accertamenti tecnici, riscontri scientifici) veniva delineato il travagliato rapporto che da anni legava i due coniugi, caratterizzato da comportamenti aggressivi da parte dell’uomo, continui maltrattamenti e violente percosse nei confronti della moglie, così da ridurla in totale sottomissione, in quanto rea di cospirare con il di lei fratello e di non dedicarsi con sufficiente zelo alla cura della casa familiare.
E’ stato, altresì, possibile ricostruire gli ultimi attimi di vita della donna: la sera del 30 ottobre 2014 il Benvenuti, uscito dal lavoro, telefonava alla moglie che in quel momento si trovava in un locale a qualche centinaio di metri da casa, redarguendola e minacciandola a tal punto che la donna si lasciava sfuggire “questa volta le gambe non ce le levo”. Rientrata mestamente nella propria abitazione trovava ad attenderla il marito, il quale secondo la ricostruzione accusatoria la colpiva con calci, pugni e con oggetti contundenti (nella casa ne sono stati rinvenuti diversi, tra cui un manico di scopa metallico spezzato in due parti) al capo, al corpo ed agli arti, così da procurarle fratture e lesioni agli organi interni. Le numerose tracce biologiche (tracce ematiche, formazioni pilifere, altri fluidi corporei) rinvenute sul pavimento, le pareti ed i suppellettili della camera da letto, documentano la violenza dell’aggressione. L’operaio, dopo aver riassettato e pulito casa, chiamava i sanitari del “118” recitando la parte del marito addolorato.
Dopo l’arresto l’uomo è stato associato presso la Casa Circondariale di Firenze – Sollicciano, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria inquirente.