di Umberto Cecchi
Le dichiarazioni di Civati “Non ho più fiducia, non sosterrò il governo e per questo lascio il gruppo del PD. Esco dal gruppo del Pd. Per coerenza con quello in cui credo e con il mandato che mi hanno dato gli elettori, non mi sento più di votare la fiducia al governo Renzi. La conseguenza è uscire dal gruppo».
E’ piacevole in un mondo politico di parole in libertà e quasi mai mantenute, qualcuno si ricordi gli impegni presi e agisca di conseguenza.
Rara avis, Filippo Civati se n’è andato dal Pd sbattendo la porta. Va bene tutto – Avrà pensato – ma riaprire la strada della non democrazia, obbligando una metà di parlamentari italiani a fare come i socialisti ai tempi dell’Aventino, non solo è sbagliato, perché così facendo si lascia vincere non il popolo elettore ma la politica dei non eletti. E’ quello che pensano i politologi ma che invece gli italiani, sempre più rintronati dalle illusioni non riescono a capire.
Hanno sbagliato i parlamentari che se ne sino usciti lasciando via libera alle imposizioni, ha forzato la mano il governo a porre la fiducia su una questione puramente partitica. Ha fatto bene Civati a salutare andare a cercare una alternativa vera a una politica falsa che non si sa bene a chi risponda: non certo agli elettori, molti dei quali non hanno eletto parlamentari con il mandato di comportarsi come succubi di imposizioni e votare una legge elettorale disastrosa e scarsamente democratica, né che avrebbero voluto che i loro eletti lasciassero via libera a imposizioni che rasentano la non democrazia.
Civati dunque esce dal partito e la domanda si pone. Quali scelte farà? Guarderà, come si dice, con interesse al Sel, con grande soddisfazione di Vendola? Darà vita a qualcosa di nuovo che esprime il concetto di opposizione che oggi viene a mancare? Da questa mattina il telegrafo delle indiscrezioni batte informazioni e controinformazioni. Molto si chiedono se Civati resterà solo o se questa sua decisione sarà seguita dalla parte dei più inorriditi pidiessini di fronte alla spavalderia politica di Renzi. Al distacco fra nente, sindacati ed elettori. E molti si chiedono quali ripercussioni, in una Toscana che una volta era rossa e adesso non è più neppure rosa, potrà avere questa scelta che pone il partito davanti a una problematica interna che dovrà essere affrontata con serietà: ritrovare la sinistra. In attesa di un nuovo soggetto politico potrebbe avvantaggiarsi il Toscana Fattori con il sui SI Toscana
Perché una mossa come quella di Civati, in una democrazia vera, sarebbe destinata a riaprire non solo un dibattito, ma anche una ridistribuzione della carte. E soprattutto un risveglio politico all’interno del PD che è sempre più irretito dalla veccia DC. Ma il risveglio non deve essere solo di sinistra: i partiti tutti, quelli delle imposizioni e quelli della fughe strategiche, debbono ripensare alla politica, che non è il gioco personale del ‘padron son io e fò come voglio’, ma è invece il meccanismo dal quale dipende la libertà e la crescita del Paese. Un Paese e un Parlamento così gestito – con fughe sull’Aventino – purtroppo ne ricorda un altro. E non finì affatto bene per gli italiani.