di Piero Campani
E’ arrivato a Firenze in sordina, come un oggetto misterioso che poi poi con l’andare del tempo si è dimostrato un ottimo giocatore. Un elemento importante in una squadra come quella di Montella dove elemento estroverso, un libero pensatore aveva l’opportunità di mettersi in mostra. Bastava avere i piedi buoni. E tutto questo Salah ha dimostrato di averli.
Fin qui tutto bene, ma è necessario fare una profonda riflessione. In una quindicina di partite l’egiziano ne ha azzeccate , in modo splendido dieci ma le restanti cinque tutte da insufficienza.
Quindi deve arrivare la conferma che Salah è veramente il “messi d’Egitto”. Non è facile per i dirigenti della Fiorentina prendere questa decisione a cuor leggero. Memori dell’affare Gomez quando l’arrivo del tedesco riempì lo stadio Franchi di tifosi pieni di entusiasmo. Oggi, al Franchi, per Gomez arriverebbero al massimo due scolaresche per visitare lo stadio e all’occorrenza farsi firmare l’autografo da Gomez.
Due le soluzioni per la questione Salah che è riuscito ad offuscare, nei confronti della città, tutto il bene che era riuscito a coagulare in pochi mesi. Questo tirare la corda, ora per l’aumento dell’ingaggio, ora per desiderio di andare in un’altra squadra, mette la Fiorentina al riparo qualunque sia la conslusione.
In sintesi: se Salah vuole andare via che vada perché ormai (leggi Gomez) sulla carta non si possono fare investimenti fuori dalla norma.
Vecchio proverbio sempre valido: Tutti necessari nessuno indispensabile