Siamo davvero un paese di imbecilli? Possibile? Certo alle spalle abbiamo molte robuste sciocchezze messe su dalla storia, ma anche molte cose notevoli. Abbiamo uomini validi. Governanti capaci, nei momenti più difficili, di salvare la faccia e l’onore [ ma è ancora un valore L’onore?] del nostro Paese. Penso alla tragedia di Alcide Degasperi, a Parigi, alla conferenza per la pace: non aveva nulla se non sciagure e morti alle spalle, ma ne uscì a testa alta e rispettato da tutti i burbanzosi vincitori. E tutto sommato Degasperi, non era solo un individuo, era, in quel momento un Paese che ricercava, pur se nella tragedia più assoluta, la ripresa della civiltà.
Dunque siamo davvero un paese di imbecilli? Un paese dove il suo primo ministro autorizza i suoi a ‘vestire’ i risultati del genio creatore, perché Veneri, Apolli, o amorini nudi potrebbero turbare un signore la cultura del quale non prevede il ritrarre figure umane, e qualche volta, se possibile, questa stessa cultura portata all’esasperazione in alcune menti deviate, porta a distruggere monumenti e città lasciateci preziosissime dalla storia dell’uomo. Ma Rohani non è di questa stoffa e credo fermamente che non si sarebbe scandalizzato di fronte a una Venere senza mutande e reggiseno, a un Apollo nudo come l’artista l’ha fatto. Si sono scandalizzati, invece i nostri burocrati, simbolo di una Italia dimediata, scolorita, incolta e senza dignità, incapace di ragionare senza consultare il vademecum del perfetto cretino. Eppure abbiamo burocrati validi, a volte preparati, spesso amanti delle arti. Quindi la colpa non è tutta loro, la colpa è anche e soprattutto dei politici. Mai arrivati a un livello come l’attuale, neppure con alcuni esemplari del primo governo Berlusconi.
Il ministro Franceschini che accompagnava Rohani davanti alle opere accuratamente censurate mi ha creato la depressione. L’angoscia di essere un italiano che gli permette una tale piaggeria, che lo autorizza a cancellare secoli di cultura, di storia, di idee e ideali. Mi ha fatto rimpiangere la capacità, la preparazione e la dignità di Antonio Paolucci ministro a suo tempo dei beni culturali, il giorno che disse a un gruppo di parlamentari critici nei confronti di un’opera d’arte sistemata provvisoriamente alla Camera, che l’espressione artistica non si giudicava con la tessera di partito né con le tradizioni.
La visita di Rohani in Italia, ha dunque pienamente meritato a Matteo Renzi il suo ingresso nella storia. Non verrà ricordato per le promesse – troppe e mai mantenute -, non per aver tenuto in piedi il governo a suon di ‘fiduce’ come ricatti, e con minacce di votazioni anticipate, che sa bene che i parlamentari , che non hanno in genere altri lavori, aborrono. No Renzi passerà alla storia per aver sputtanato la storia e la cultura del nostro paese, e non solo del nostro: per aver censurato rinnegandola e nascondendola, l’arte occidentale, quella cioè che è stata ed è la radice di un lungo cammino di civiltà.
Aveva cominciato a Firenze – coadiuvato dal sindaco Nardella che forse non sa che per quelle opere Firenze ha lottato e ha vinto la sua battaglia con la storia – a dettare questa linea di tramonto dell’occidente [ma chi mai gli avrà parlato di Oswald Spengler che lui interpreta alla rovescia?] vestendo opere d’arte . Tutt’altro basti pensare alla sindrome di Stendhal.
Con questo gesto, con questo gratuito e non richiesto genuflettersi, con questo nascondere la nostra cultura, entra purtroppo per noi, nella storia. Ha un solo modo per salvarsi. Dichiararsi innocente e cacciar via in un ‘tabula rasa’ definitivo i geni che hanno organizzato tutto questo. Tuttavia viene il sospetto che anche lui sapesse tutto. Fosse di balla, come si dice lungo le rive dell’Arno.
Basti pensare a come sta tollerando la Grande Bruttezza della Capitale, all’immondizia che la sommerge, all’incompetenza di chi l’ha gestita. Non è forse di per se il sintomo di un tradimento della nostra storia cultura e civiltà? E noi, noi tutti, quieti come leprotti allumati e tremanti, a lasciar fare. Vittime di una sorta di dittatura non dichiarata ma evidente.
Stamani un amico francese che vive e opera a Teheran mi raccontava delle barzellette chi i colti iraniani stanno coniando sugli italiani. Sai, mi ha detto, è un po’ come se noi avessimo messo il reggipetto alla Marianna nel dipinto di Eugene Delacroix. Avremmo preferito morire.
Allons enfants de la patrie. Lo capisce ora Renzi perché la Merkel preferisce un asse francese a una liaison italiana?