La Regione fissa la preapertura della caccia, le associazioni ambientaliste insorgono. In una nota Legambiente stigmatizza l’atteggiamento della Giunta Regionale: la preapertura sarebbe “l’ennesimo atto di ossequio alle pretese di un mondo venatorio sempre più insensibile alla grave crisi ambientale in atto. La decisione della Giunta Regionale andrà oggettivamente ad aggravare, autorizzando il prelievo anticipato di specie selvatiche stremate da mesi di siccità, gli effetti di questa crisi. A nulla sono servite le evidenze scientifiche richiamate dall’ISPRA circa gli effetti negativi della siccità e degli incendi sulla dinamica di molte specie selvatiche: stress fisico, aumento della mortalità di giovani e adulti, riduzione delle risorse alimentari, riduzione degli habitat disponibili anche per le specie non legate all’acqua. A poco è servito l’appello al principio di precauzione, che dovrebbe essere riferimento costante dell’attività amministrativa in virtù dell’adesione all’Unione Europea”. Tante le motivazioni contro l’avvio della stagione venatoria: “Si tratta – dice ancora l’associazione ambientalista – di un capovolgimento del principio cardine della legge quadro per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio, che recita testualmente: “L’esercizio dell’attività venatoria è consentito purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica”. Ci spiace constatare come in Toscana invece la priorità paia essere l’attività venatoria, quand’anche in contrasto con l’esigenza prioritaria di tutela della fauna selvatica. Questa decisione ci delude e ci rattrista perché ancora una volta si è deciso di privilegiare l’interesse di una ristretta categoria rispetto alle esigenze più generali di tutela di un bene comune. Ciò nondimeno, non possiamo non stilare una classifica delle responsabilità in campo. Riconosciamo che la Regione ha cercato quanto meno una mediazione fra le richieste dei cacciatori, decisi a non arretrare neanche di fronte alle evidenze di una catastrofe, e quelle dell’interesse generale. Limitando la preapertura ad una sola giornata e non concedendola agli acquatici, ha oggettivamente limitato il danno, ed ha fatto meglio di quelle province che si sono limitate a fare da passacarte del mondo venatorio, chiedendo due giornate estese anche a quelle specie acquatiche, che hanno risentito di più della gravissima siccità in atto. Ma la maggiore delusione ci viene proprio dal mondo venatorio, che si è presentato compatto, senza nessun rilevante distinguo, nell’ostinata richiesta di un anticipo del prelievo venatorio, che mai come quest’anno appare assurdo, anacronistico e contrario al mantenimento degli equilibri faunistici, su cui soltanto può basarsi la sopravvivenza dell’attività venatoria. Una sorta di ‘sindrome di Sansone’ che non sa guardare al futuro”.