“L’ho già fatto in Consiglio comunale, ma non ho avuto risposte confortanti, per cui torno a proporre la questione” è l’incipit di Cristina Scaletti che si chiede e domanda all’Amministrazione Comunale di Firenze: “c’è un qualche collegamento fra la voragine che si è aperta in Lungarno Torrigiani e i lavori di alla Foster e l’inizio dello scavo del tunnel della Tav? E fra questi due elementi e la decisione di rivedere il progetto del sotto-attraversamento della città accantonando da subito l’ipotesi della mega stazione Foster in zona ex-macelli (peraltro con lavori in fase di avanzata e lo spreco di un mare di denaro pubblico – si parla di 800 milioni di euro – per fare ora di quell’area soltanto un parcheggio scambiatore fra bus turistici e nuova tramvia)?”
E continua: “Oggi il Sindaco Nardella s’accorge che non si può violentare la città. Ma Firenze è già stata ripetutamente violentata, per usare la sua pesante metafora. Basti vedere le ferite aperte in zona Campo Marte e in Via Corsica e sentire cosa pensano i residenti di quelle zone da anni costretti a convivere con disagi e danni alle proprie abitazioni”.
Osservazioni non banali che portano Scaletti anche a porre una riflessione di carattere politico: “Possibile che gli stessi personaggi che fino a ieri magnificavano questi progetti – che oggi, ripeto, vengono accantonati – possano tranquillamente continuare a parlare e pontificare? Dall’alto di quale pulpito e con quale credibilità o autorevolezza? Prima, quantomeno, chiedano scusa ai fiorentini per le valutazioni errate. E anche per le offese e le nemmeno tanto velate minacce verso chi si opponeva o anche soltanto mostrava dubbi su quei faraonici disegni. E non ci si nasconda dietro i disagi dei pendolari per continuare a portarli avanti certi progetti. Le carrozze sporche e il viaggiare ammassati come sardine non c’entra niente con i tempi di percorrenza dei Frecciarossa”.
“Ma – insiste Scaletti – voglio restare sul punto: dica il Sindaco che il suo ripensamento non c’entra nulla con l’aggressione all’equilibrio idrogeologico dell’alveo dell’Arno causata dai primi lavori di scavo. Dica che le preoccupazioni manifestate fin dal 2012 dall’Arpat nel suo monitoraggio delle acque sotterranee non c’entra nulla con quanto è avvenuto nel lungarno e con i movimenti che si stanno registrando della collina del piazzale Michelangelo. In quel rapporto Arpat evidenziava dati anomali imputabili ai cantieri, in particolare un dislivello piezometrico tra monte e valle dello scavo, in pratica i cantieri e le profondissime pareti ai Macelli e a Campo di Marte mettevano a rischio la falda.
Una netta smentita di questi miei dubbi renderanno me felice e i cittadini decisamente più sereni”. (s.spa.)