Una mattina di confronto sul nuovo Codice Deontologico, per discutere di etica e deontologia infermieristica. Si è tenuto lo scorso 24 febbraio l’evento organizzato da Ipasvi Firenze a cui sono intervenuti Barbara Mangiacavalli presidente Federazione Nazionale Ipasvi, Luca Benci giurista, Roberta Sala professore associato Università Vita-Salute al San Raffaele di Milano e Daniele Rodriguez professore ordinario Università di Padova, responsabile laboratorio di bioetica. La discussione è stata moderata da Laura D’Addio dirigente U.O Formazione AOU Careggi e si è conclusa con le proposte dei presidenti del collegio Ipasvi di Grosseto, Nicola Draoli, e di Pisa, Emiliano Carlotti.
Obbiettivo dell’iniziativa, una riflessione sul nuovo codice che farà da guida alla professione nei prossimi anni, oggetto di una consultazione pubblica. I Collegi provinciali trasmetteranno poi alla Federazione la rielaborazione del materiale e dei suggerimenti pervenuti, prima di giungere all’approvazione definitiva e all’entrata in vigore delle nuove regole. I lavori sono stati introdotti dall’intervento del presidente del collegio Ipasvi di Firenze Danilo Massai che ha sottolineato come «il Codice Deontologico rappresenti un pensiero, una strada, scienza e coscienza degli infermieri. Per questo – ha proseguito – abbiamo voluto un incontro che permettesse agli infermieri di dire la loro su questo tema. Il confronto è infatti fondamentale per una crescita collettiva».
«La bozza sul nuovo Codice deontologico ha detto la presidente Mangiacavalli – deve essere al centro di un dibattito vivace, sentito da ogni infermiere come proprio, perché è l’elemento che ci mette in contatto con la persona assistita ed è la base per l’esercizio professionale orientato dall’idea di servizio. Auspico proposte di miglioramento, partecipazione, modifica. Deve essere lo specchio di ogni infermiere, in cui ogni professionista si deve ritrovare: per questo abbiamo scelto di aprire una procedura di consultazione, aprendo il processo decisionale ai soggetti interessati, tenendo però presente il ruolo fondamentale dei Collegi provinciali.
Luca Benci ha analizzato le criticità del nuovo testo, evidenziandole nella “partizione del codice”: «quello del 2016, rispetto a i precedenti del ’99 e del 2009 è rubricato nei capi ma non negli articoli cosa che non lo rende ben fruibile». «È poco chiaro – ha aggiunto Benci – il principio dell’ideale di servizio, presente negli articoli 1 e 2», mentre il riferimento alla clausola di coscienza è, secondo Benci, «scivoloso». Manca il riferimento al “consenso informato” un’espressione «ambigua ma inevitabile oggi – ha specificato Benci – per il Codice dei Medici questo dovrebbe essere esclusiva competenza del medico ma viene spesso fatto firmare dall’infermiere: è una prassi che dovrebbe essere regolata». Per questo il giurista ha presentato una proposta di articolo che riguarda questo tema.
Roberta Sala, ha affrontato tre punti. «Il primo è il fatto che quello che sta accadendo nella professione infermieristica è un esercizio di democrazia: ciò che nascerà è un codice frutto di un continuo confronto destinato alla decisione collettiva e in questo dimostra la sua immensa validità. Sulla forma del codice (secondo punto) non abbandonerei la forma verbale indicativa: questa dà l’idea dell’impegno che la persona mette nelle proprie azioni». «A differenza del precedente – ha aggiunto Sala parlando del terzo punto, quello dei contenuti – manca una chiara cornice etica, capace di esplicare l’identità della professione». Sala ha poi parlato della clausola di coscienza, affermando che «permette di invocare una libertà che la legge non riconosce a priori ma a posteriori; sarebbe ben poco responsabile colui che invoca la propria coscienza come fonte di legittimazione di una condotta dissonante».
Daniele Rodriguez ha illustrato la propria analisi testuale del nuovo codice evidenziando i cambiamenti rispetto a quello vigente, del 2009, e soffermandosi su articoli abrogati, parole eliminate e passi innovativi come la negazione assoluta della compensazione e quelli sbrigativi. «In ambito bioetico – ha detto Rodriguez – questo codice secondo me è profondamente innovativo, anche se c’è questa situazione ambigua relativa al tema dell’eutanasia e della valorizzazione dei principi del singolo in caso di clausola di coscienza, ma trovo una posizione forte, coraggiosa e molto matura sulle direttive anticipate».
A seguire, gli interventi di Draoli che ha sottolineato l’esigenza di ampliare il dibattito sul tema della “comunicazione” necessità di un più moderno in coerenza coi tempi che viviamo, mentre Carlotti ha puntato i riflettori sulla necessità di un approccio che all’interno della professione, tra professioni e con l’utente, si punti a cercare un sistema nel quale tutti traggano un beneficio.