Stanno iniziando ad arrivare, ai consorziati di tutta la Toscana, i nuovi bollettini con il tributo di bonifica (relativi all’annualità 2016), elaborato in base a parametri diversi rispetto al passato. In particolare, sono 1,6 milioni i bollettini che arriveranno; l’80% dei toscani pagherà meno di 50 euro. Le cifre sono basse soprattutto per le famiglie medie, mentre pagano somme maggiori i grandi proprietari immobiliari (solitamente enti pubblici, holding immobiliari, grandi proprietari terrieri, ecc). L’ammontare totale del tributo 2016 è di circa 80 milioni di euro. A pagare l’avviso bonario, senza bisogno di ulteriore solleciti è (in base ai dati dell’ultimo invio) oltre il 90% dei toscani.
A cambiare, rispetto al passato, in base alle linee guida dettate dalla legge regionale 79/2012, sono i criteri individuati per ripartire fra i consorziati il tributo di bonifica e le modalità di organizzazione dell’intero settore della bonifica e della difesa del suolo. Da quest’anno infatti diventa interamente operativa la riforma che ha portato, in Toscana, a un percorso virtuoso di razionalizzazione degli enti che si occupano di bonifica e difesa del suolo, passando dai precedenti 26 (13 Consorzi di Bonifica e 13 Comunità Montane) a 6 (numero degli attuali Consorzi di Bonifica). È stata così data una risposta concreta all’esigenza di snellimento del settore: un passaggio nel quale la Regione Toscana ha fatto da apripista e modello a livello nazionale.
Non solo: proprio per rispondere all’esigenza di una manutenzione sempre più attenta dei corsi d’acqua, necessaria a maggior ragione per le mutate condizioni climatiche e per evitare problemi nelle zone collinare che registrano una minor presenza umana, un numero più alto di corsi d’acqua sarà soggetto a manutenzione da parte dei Consorzi di Bonifica. Sono infatti adesso affidati ai Consorzi di Bonifica circa 39mila Kmdi fossi, canali e corsi d’acqua, con un aumento del 30% rispetto al passato (circa 21mila Km). Non rientrano nelle competenze dirette dei Consorzi i grandi fiumi, ovvero quelli classificati in prima e seconda categoria idraulica. Su questi competenze, poteri decisionali e progettuali restano affidati a Comuni, Province e Regione, che comunque si avvalgono quotidianamente dei Consorzi di Bonifica, con i relativi mezzi e personale, per l’esecuzione materiale dei lavori.
Il nuovo assetto dei Consorzi di Bonifica in Toscana garantisce anche più equità fra i contribuenti, prevedendo pagamenti più omogenei in tutta la Regione. Fino allo scorso anno infatti i parametri per la definizione del tributo di bonifica non erano sempre uguali e c’erano alcune zone in cui questo non veniva pagato. Adesso le procedure sono state uniformate sulla base di stringenti direttive emanate dalla Giunta Regionale, anche se rimane ovviamente la dovuta proporzione (prevista e dovuta per legge) fra il tributo e il beneficio ricevuto dal bene immobile (terreno o fabbricato) grazie ai lavori e all’attività del Consorzio di Bonifica. Questo significa che comunque, a parità di dimensioni dell’immobile e di rendita catastale (entrambi da valutare per calcolare il tributo) la somma da pagare può essere diversa per il tipo di beneficio che l’immobile riceve dai lavori del Consorzio.
Fra le tante novità, particolarmente significative quelle relative alle province di Firenze, Siena e Lucca. Nel primo caso, il tributo di bonifica, che fino allo scorso anno si pagava nell’hinterland e solo in alcune zone della città, è stato ripartito su tutta la città e tutta la provincia, incrementando il reticolo gestito, potenziando i lavori sull’Arno. Questo ha portato a un aumento del 65% del numero dei bollettini (da 244mila a 403mila) inviati a Firenze e provincia. Nella città di Firenze si passerà da 31mila bollettini a 182mila. Questo porterà a un abbassamento della somma media da pagare del 6% nelle zone che già pagavano. Processo simile su Lucca dove si registra un dato generale di abbassamento del tributo, in modo differenziato in base alle zone. A Siena, ugualmente, il tributo di bonifica, che veniva pagato nei comuni dell’hinterland senese, è arrivato ora anche in città (con 23mila avvisi nuovi), anche in questo caso con una ripartizione più equa fra capoluogo e provincia e con un aumento del reticolo del Consorzio che viene più che raddoppiato.
La riforma 79/2012 ha snellito in modo consistente anche gli organi di gestione del Consorzio e i relativi compensi. Attualmente infatti l’unica carica retribuita è quella del presidente riceve una indennità di circa 37.500 euro l’anno lordi (in base alla legge regionale non può essere superiore a quella di un sindaco di un comune di 15mila abitanti) con mentre sono a titolo gratuito tutti gli altri consiglieri. Attualmente il 75% delle entrate derivanti dal tributo si trasforma direttamente in interventi sul territorio. Nel restante 25% trovano posto le spese di gestione dell’ente (pari al 24%) e i costi per gli organi di governo (inferiori all’1%).
«Il principio – spiega il presidente di Anbi Toscana, Marco Bottino – è pagare equamente tutti con le stesse regole, perché la sicurezza idrogeologica non può essere a macchia di leopardo. Il nuovo assetto della bonifica in Toscana ha portato anche a un aumento del reticolo affidato ai Consorzi, unendo quindi l’omogeneizzazione e ottimizzazione delle spese a un aumento dei lavori e della sicurezza. Adesso il lavoro dei nuovi Consorzi di Bonifica copre tutta la Regione, garantendo standard di attività uniformi. In alcune zone della Toscana, i nuovi Consorzi hanno cominciato a gestire per la prima volta, in modo sistematico nuovi corsi d’acqua che, fino ad oggi interessati solo a interventi straordinari (magari dopo eventi calamitosi). Questo significa controlli e pulizia periodici, sfalcio della vegetazione e verifiche sulle opere idrauliche presenti, come paratoie, idrovore, chiaviche e chiuse. Il tutto viene finanziato come sempre la propria attività con il tributo di bonifica. La riforma ha anche portato a una profonda razionalizzazione del settore, aumentando l’operatività dei Consorzi e snellendo tutti quei retaggi del passato che spesso erano oggetto di critiche».
Cosa sono i Consorzi di Bonifica
I Consorzi di bonifica rappresentano un unicum nel panorama istituzionale italiano. Sono infatti persone giuridiche pubbliche a struttura associativa e di autogoverno, amministrati da organi democraticamente eletti dai consorziati e concreta espressione di sussidiarietà nel rispetto del principio costituzionale. Va sgombrato il campo dall’equivoco che i Consorzi siano Enti Locali come i Comuni o enti strumentali come per esempio Arpat o le Aato.
Il consorzio si può descrivere come un condominio, dove i consorziati sono i condomini e i corsi d’acqua sono le parti comuni del condominio. Come per il condominio, i condòmini sostengono le spese per la manutenzione delle parti comuni, in base al beneficio che ne ricavano.
Per garantire le risorse necessarie alla manutenzione ordinaria e alla gestione delle opere idrauliche, i Consorzi di bonifica e di irrigazione sono titolari di potere impositivo sugli immobili consorziati urbani ed agricoli, che traggono beneficio dall’attività dell’ente.
La caratteristica principale dei Consorzi, incrementata con la recente riforma, è il loro carattere operativo. Con il loro bagaglio di tecnici e operatori, i Consorzi sono fattivamente presente ogni giorno nei loro comprensori, con un’attività costante e qualificata, riconosciuta da tutti gli attori istituzionali, sociali e ed economici che a vario titolo entrano in contatto con il mondo consortile.
Tributo di bonifica interamente deducibile
Una serie di spese possono ridurre, in sede di dichiarazione, il reddito complessivo su cui calcolare l’imposta dovuta: si parla in questo caso di deduzioni. Oltre ai contributi previdenziali e assistenziali obbligatori e volontari o le erogazioni liberali in favore degli enti non profit, anche i contributi di bonifica sono oneri interamente deducibili. Questo perché il tributo di bonifica è un onere reale che grava sull’immobile e come tale incide sul valore stesso del bene.
L’Agenzia delle Entrate ha chiarito (con la risoluzione 44/E del 4 luglio 2013) che anche il tributo di bonifica imposto su immobili soggetti ad IMU, non affittati e non locati, è deducibile dal reddito complessivo ai fini IRPEF. Non è deducibile, invece, il tributo di bonifica relativo a fabbricati locali per i quali si sia optato per il regime della cedolare secca (d.lgs 23/2011, art. 3).
Per usufruire della deduzione si deve indicare l’importo pagato del tributo alla riga “altri oneri deducibili” del modello 730/Unico, nel modello 730/2016 rigo E 26 con codice 11. È necessario conservare sia l’avviso di pagamento (o la cartella), sia la documentazione attestante il pagamento.