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La politica deve tornare al centro della vita quotidiana. Basta col dualismo renziani-antirenziani

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Davvero una serata interessante. Scrivo del dibattito promosso da Pensalibero, a Firenze, sulla nascita del “Giglio magico” e sulla ascesa di Matteo Renzi, passato in pochi anni da segretario provinciale della Margherita a Presidente della Provincia, Sindaco di Firenze, segretario del PD, Presidente del Consiglio. Affollata la sala della 25 Aprile, Casa del Popolo storica ed emblematica di Firenze. Per l’occasione meta non solo dei tradizionali frequentatori, militanti della sinistra e già del PCI in particolare. C’erano, fra il pubblico, anche donne e uomini di tradizione culturale e politica diversa: laica, liberalsocialista, cattolica.
L’andamento della serata, dalla mia introduzione agli interventi di Graziano Cioni e alle “testimonianze” di giornalisti come Umberto Cecchi, Marcello Mancini, Marzio Fatucchi, Stefano Fabbri, e, soprattutto il ricordo e le considerazioni di Giacomo Billi, all’epoca segretario cittadino del PD, hanno tolto subito (qualcuno lo temeva) qualsiasi significato di processo verso Matteo Renzi.
L’ascesa del “rottamatore” è stata ricostruita col necessario distacco ed è risultata credibile. Firenze veniva da anni di immobilismo. C’era una classe dirigente in sella da troppo tempo e spompata. Varie inchieste in corso e numerosi comitati cittadini in rivolta. I vertici fiorentini e, soprattutto nazionali del PD, totalmente autoreferenziali e incapaci di leggere la realtà, commisero il più clamoroso degli autogol: favorirono in ogni modo l’ascesa di Renzi, frapponendo ostacoli ai suoi avversari, perché persuasi di poterlo controllare a piacimento per la sua giovane età e per la sua presunta inesperienza. Apporti “esterni” soprattutto da ambienti vicini a Forza Italia, secondo quanto emerso da testimonianze rese nel corso della serata, fecero il resto per spianargli la vittoria.
Esatta o meno che sia questa ricostruzione dei fatti, il dato veramente interessante emerso a mio avviso, è che la sala colma della 25 Aprile, ha dimostrato di avere ormai metabolizzato queste vicende ormai lontane. E di essere totalmente estranea alle stucchevoli polemiche pro e contro Renzi che ci affliggono da anni. Se è possibile considerare la serata come un test, il risultato è che l’epoca del guardarsi indietro è tramontata. La gente vuole piuttosto guardare in faccia un futuro che al momento non si presenta roseo. “Mia figlia ha quaranta anni e non ancora un lavoro stabile”: è solo una delle affermazioni che suonano come un invito ad uscire dal linguaggio politichese e dal circuito autoreferenziale della politica e delle beghe di palazzo. Così Renzi non veste più gli abiti del messia e nemmeno quelli del mostro cui addossare ogni responsabilità. “Quando si svolsero le primarie fiorentine -ha ricordato l’allora segretario comunale Billi-soffrii per la mancanza di una adeguata classe dirigente che avesse a cuore gli interessi del PD e della città: solo tifosi di questo o quel candidato”. Oggi, a distanza di tanto tempo, questa denuncia assume il sapore di una metafora e di una profezia. E’ la stessa situazione che rischia di portare l’Italia, ed il centrosinistra in particolare, verso una sconfitta di proporzioni catastrofiche. La platea che ha partecipato alla serata promossa da Pensalibero ha mandato un messaggio inequivocabile: non hanno più importanza le vecchie appartenenze. C’è un numero sempre maggiore di donne e uomini che sono senza una casa politica, ma che alla politica non vogliono rinunciare per coltivare la speranza di una società più giusta. Alla Casa del Popolo 25 Aprile questi “homeless” della politica erano di varia estrazione: comunista, socialista, laica. E manifestavano tutti una medesima aspirazione.
Nicola Cariglia

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