La Rifle di Barberino del Mugello alle prese con problemi di esuberi e licenziameni. I lavoratori stamani si sono messi in sciopero per tutta la giornata. La mobilitazione scaturisce a fronte dei licenziamenti comunicati nella giornata di ieri, lunedì 2 ottobre, senza alcun preavviso, a tre dipendenti della sede di Barberino del Mugello (viale Matteotti 2), nella quale risultano occupati circa 36 dipendenti dei 180 complessivi della storica azienda di jeans sul territorio nazionale.
“Una decisione inaspettata che viene da un’azienda che tra l’altro aveva recentemente visto l’ingresso di un fondo di investimenti, lo svizzero Kora Investments – spiega Alessandro Picchioni della Filctem Cgil -. Eravamo in attesa di essere convocati per conoscere il piano di rilancio; con l’ingresso del nuovo fondo contavamo di esserci messi alle spalle la fase più critica e invece ci troviamo davanti ad questa decisione inaccettabile. I lavoratori sono stati licenziati per motivi economici senza che l’azienda si curasse di dare una minima spiegazione e provasse una ricollocazione in altre posizioni organizzative”.
La motivazione del provvedimento quindi sarebbe semplicemente il fatto che all’interno dell’azienda sia venuta meno la necessità delle funzioni svolte dalle tre persone in questione. Fatto ancora più strano visto che la Rifle, pur nelle mille difficoltà affrontate in tanti anni, non aveva mai usato tali modalità nel rapporto con i dipendenti, con il sindacato e con il territorio. Conoscendo la famiglia Fratini, c’è da chiedersi se fossero a conoscenza della gestione di questi licenziamenti. E c’è da chiedersi anche se il fondo d’investimento appena entrato (che la Filctem Cgil incontrerà in Confindustria a Firenze) approvi queste modalità.“Dobbiamo pensare – si chiede Picchioni – che questo sia un primo segnale che la nuova gestione di Rifle ha dato ai suoi dipendenti? E ancora, è questo un primo segnale di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi? I lavoratori temono che l’episodio possa ripetersi e hanno tutte le intenzioni di fermare questo tipo di procedimenti, perché sono un attacco diretto alla dignità dei lavoratori”.