Venirsi incontro non significa abdicare ai propri principi. Non sempre e non per tutto. Guardiamo lo Ius soli, istintivamente io dico no, altri si, assolutamente. Ci sarà un modo per accordarsi, dato che la situazione è questa, lo status quo pure. Dunque o rimpacchetti tutti e li rimandi da dove son venuti, anche quelli apparentemente integrati con famiglia annessa, e sicuramente ce ne sono, o cerchi una soluzione al meglio o alla meno peggio.
Un amico feisbukiano mi chiede che cosa intendo per plasmare le proprie idee e non considerarle dogmi, verità rivelate. Ebbene ecco la mia risposta:
Adattarsi a idee altrui, vicendevolmente e reciprocamente, salvando ciò che accomuna e accantonando ciò che divide senza scontri frontali che spesso portano alla morte, in questo caso civile e sociale. Ma lo esorto a salvaguardare i suoi dogmi purchè lasci che anche gli altri enuncino il loro pensiero, tentando per quanto è possibile di non scannarsi se non prendersi per mano.
Non si può sempre teorizzare, ma essere pragmatici e trovare una via di fuga un coinvolgimento che possa portare a un accordo che qualcuno chiama impropriamente inciucio. O si deve ipotizzare una rivoluzione o una nefasta guerra civile? In una democrazia, location in cui comunque siamo ospitati, se non c’è una maggioranza qualificata non si può governare. Come abbiamo visto negli ultimi anni quando si è governato, a destra o a manca, con la spada di Damocle di chi, con un paio di voti aveva in mano il destino dell’esecutivo. E dove spesso siè proceduto a colpi di fiducia. E’ necessario dunque trovar , sic rebus stantibus, un ensemblement di moderati, anche se il termine è antipatico, non attraente e coinvolgente, ma senza il quale non si procede e non si compiccia nulla. Chi è incavolato nero, a ragione, specie i giovani che auspicano la maggioranza dei penta comprenda finalmente che anche loro da soli non potrebbero governare, ammesso che lo sappiano fare decentemente.
Venirsi incontro dunque non significa abdicare in toto ai propri principi nè essere voltagabbana. Ma saggi e di buon senso.
Un’amica mi identifica come una inguaribile ottimista, e forse ingenua, quasi grullina. Lei è una di quelli che grida al gomblotto, vede altri giochi dietro l’ invasione che si rifiuta di considerare come necessario flusso migratorio. Ci vede Soros come emblema di grandi burattinai, ci vede come finalità l’ annientamento del nostro Paese. I complici di tutto questo, Renzi in primis che ci ha venduto all’ Europa, Bonino testimone, non possono diventare i medici, i solutori, per il semplice fatto che non gliene frega niente. E non capisce come si possa non vedere tutto questo.
Certo che, come al solito, il paese è divisissimo e nessuno ha voglia di prendersi per mano e passeggiare, anzi correre insieme verso un traguardo che soddisfi, almeno in parte le fazioni.
Per tornare al tema, è ormai chiaro che i foreign fighter sono persone accolte in occidente e integrate perfettamente. Dunque per niente stranieri ma cittadini a tutti gli effetti. Anche il prode ottimo Minniti ci ricorda che immigrazione e integrazione sono due cose differenti, con la sua consueta incisiva sicurezza. Ma la gente, il volgo, percepisce gli immigrati o i nomadi stanziali, come persone che chiedono la carità, vendono merce contraffatta senza licenza, rubano, tacchegiano o semplicemente vengono a sfruttare il nostro welfare sottraendo risorse a un paese che progressivamente invecchia e soffre di patologie anche gravi e costose.
E qualche volta violentano o maltrattano giovani e e vecchi per una catenina d’oro, mai d’argento, e stuprano le nostre ragazze non sapendo quello che fanno perchè nessuno glielo avrebbe insegnato. Naturalmente i filoimmigrati a oltranza sottolineano che lo fanno anche gli italiani. Appunto, ci basterebbero loro.
Altro è naturalmente l’atto terroristico, quello di pochi ma incisivi, sparsi ormai per l’orbe terraqueo occidentale, che possono colpire dove e quando desiderano anche senza risorse economiche. Basta il famoso furgone, finchè non cambieranno arma impropria, che, secondo una corrispondente da NYC, Manhattan, sarebbe il colpevole della strage. Sic. Qualcuno ipotizza che verrà presto arrestato. E si viene a sapere che l’autista è uno in possesso della green card, sorteggiata a casaccio, per non dir peggio. E intanto, a dimostrazione che non c’è paura alcuna, si maratoneggia.
E, come si diceva, la green card diventa black card.
Carla Ceretelli