Il cittadino ceko, V.P., che ha imbrattato con vernice rossa il manufatto di Urs Fischer parcheggiato da mesi in Piazza della Signoria, ha commesso una sorta di attentato alla libertà di espressione. Attentato che non si addice a un artista come lui ha dichiarato di essere. Capisco, la sua è stata una provocazione estremizzata, per disapprovare forse non tanto l’opera quanto piuttosto la sistemazione e l’uso che se n’è fatto: soffocare, cioè, l’equilibrio armonico della piazza che i nostri avi avevano realizzato attraverso i secoli. A loro – gli antenati – veniva spontaneo calcolare bellezza e armonia, a noi purtroppo non più. Si fanno scelte, anche amministrative, solo per ‘esistere’ culturalmente e politicamente. Così tutto va bene. Anche se nel posto sbagliato.
Ma questo non significa che la risposta alla superficialità sia una bomboletta spray a vernice rossa. Non sta bene. Vero é che questo tranchant dialogo muto è avvenuto fa due artisti ospiti, Nel silenzio dei fiorentini, che credo avrebbero potuto e dovuto – per ‘ius soli’, oggi così attuale nel dibattito sociopolitico – esprimere il loro parere con una dialettica più consona e non con bombolette spray.
Mi chiedo. Perché proprio un cittadino straniero, in una città dove il buongusto, l’intelligenza e la sensibilità artistica sono sempre stati simbolo distintivo di una cultura naturale, spontanea, ricca di idee, deleghiamo agli ospiti la ‘libertà di sdegno’ ? Mi chiedo perché i miei amici artisti, apparentemente sempre sensibili alla critica, non abbiano messo in discussione l’attentato ai volumi della piazza: la dissonanza esistente fra ‘l’ammucchiare’ materia e armonizzare materia. Del perché sistemare copie di cera, volutamente effimere, accanto a originali di marmo, che se dovessero svanire per un tragico caso, rimarrebbero comunque eterni e non irrimediabilmente sciolti in un liquefarsi da candele di sego. Perché accettare una sorta di mal indirizzato ‘memento mori’ a opere immortali?
Sia chiaro, questa non è una critica all’opera di Fischer, né una accusa di inutilità intellettuale: assolutamente, ognuno ha diritto di esprimere ciò che sa e che vuole, come altri hanno diritto a disapprovare o approvare, ma in maniera corretta, non imbrattare, la scelta del luogo. Per qualcuno tale scelta ha rappresentato un gesto di coraggio, un’espressione innovativa, per altri una cialtronata intellettualoide inadatta a una città come Firenze: un errore di collocazione.
E menomale che l’oggetto è così enorme da non entrare all’Accademia accanto al David, altrimenti la nostra povera originalità intellettiva, l’avrebbe sistemata lì.
No dunque alla vernice del ceko VP, ma se il colpo di pistola di Carmen al Comunale, è servito, come è stato puerilmente detto a far discutere di femminicidi, la vernice di VP servirà a far discutere sul fatto che Piazza della Signoria non ha bisogno di nulla per essere Piazza della Signoria. E’ semmai il nulla, ad aver bisogno di lei per diventare qualcosa.