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Stop al governo: hanno perso in quattro, i due segretari, il Presidente e soprattutto il popolo italiano

admin
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Non ho votato né lega né 5 stelle, ma sono uno che guarda le cose senza farsi incantare né dai burocrati né dai politici, e così disincantato guardo la cronaca dei fatti. Mi sembra – se posso permettermi e la ‘costituzione’ non me lo vieta – che in tutta questa vicenda Matterella- segretari politici, ci sia ben poco di istituzionale fin dall’inizio. Da una parte e dall’altra.

Vero è che la ‘costituzione’ è per tutti un buon rifugio, ma non accusiamola di ogni male e di ogni bene. Intanto non è più quella originale, in corso d’opera è stata rivista e guarda caso rivista e ampliata proprio riguardo ai poteri del Presidente. Che sono stati allargati notevolmente. E in questi spazi più ampi, si è inserito, con severo piglio istituzionale,  il Presidente.  Ma io non credo, come dicevo a una crisi istituzionale: credo piuttosto a una crisi di costume. A un distacco profondo fra Popolo e Istituzioni. A una deformazione procedurale che di per se è uscita dai binari fin da subito. Vediamo.

Di Maio sale al Quirinale anzitempo e anzitempo a Mattarella la sua lista ideale. Mattarella ne è giustamente contrariato, non  è una procedura formale, quella. Il segretario generale Zampetti inarca il ciglio. Ma poi Di Maio e Salvini sempre più uniti cominciano a parlare di ingerenze politiche di stati esteri nelle questioni italianae.  E’ certo che parlano d’Europa. E Mattarella che di contatti europei in quei giorni deve averne avuti molti – come molte ne aveva avuti prima di lui il Napolitano dello sciagurato governo Monti, si irrigidisce e l’irrita zione diventa più forte con l’inserimento nella lista del nome di Paolo Savona: euroscettico dal 1990. Eppure lui aveva avverto i due segretari: nessun problema con l’Europa, non lo permetterei. Ma loro niente gli prospettano addrittura Savona, Dio guardi: in un governo modeno, affermano, dove si parla d rinnovamento, la presenza di qualcuno che a Bruxelles  non obbedisca come un robot preprogrammato e faccia gli interessi dell’Italia, ci vuole. La Grosse coalition Franco Tedesca non può seguitare a governare. Accadde già una volta e fu un dramma. E così si intetestardiscono sul nome.

Ecco: se tutto fosse accaduto per le vie istituzionale, secondo il rito, forse tutto sarebbe stato più semplice e magari avremmo anche un governo. Forse addirittura senza Savona. E invece no, i contrasti erano alla luce del sole, non nella penombra del sacta sanctorum del Quirinale, e sui giornali, così né una parte né l’altra ha voluto cedere.  C’è scritto perbacco: i ministri deve approvarl il Presidente della Repubblica. C’è scritto: il  Presidente può chiedere la sostituzione di uno di loro. C’è scritto: se la chiede si deve fare, popolo o non popolo votante. La coalizione di governo opponeva costituzione alla costituzione: e’ il premir respnabile degli ati di governo, è lui che dirige i ministri in base alla lnea politica stabilita; siamo una democrazia,  la maggioranza del paese ha votato per noi; proponiamo nomi di tutto rispetto morale, culturale e costituzionale, opporvisi solo per non disturbare il commissario europeo che vuol insegnarci a votare, non è salvare il paese. Tutt’altro.

E siccome tutto questo era pubblico, il braccio di ferro, già iniziato da un paio di settimane, qualcuno lo doveva vincere. E lo ha vinto il Presidente appoggiandosi fortemente aIla carta costituzionale. Si sarebbe potuto fare diversamente? si chiede la gente. Si sarebbe potuto, se tutta questa storia fosse cominciata more solito, fra le mura delle istituzioni e non sui giornali e alle televisioni. Non con proclami pubblici sulla lista e sui nomi.

 E allora? E allora hanno perso in quattro: i due segretari, il Presidente, e soprattutto il popolo italiano, che, dice la costituzione, è sovrano. Ma è davvero così?

Fra tutti i commentatori stranieri a ruota libera, impegnati a insegnarci a vivere e a votare, bontà loro, prevale una tesi: Mattarella una volta aperta la crisi, avrebbe dovuto sciogliere il parlamento appena eletto e rimandare il Paese alle camere lasciando in carica pro tempore il governo Gentiloni. Sarebbe stato ligio alla Carta’, tutto questo? Forse… chi sa…bisogna vedere… Certo avebbe evitato  la grande recita di un nuovo incarico, un’altra sfilza di nomi professorali di solito non portati all’arte di governo, alcuni dei quali reduci del mai troppo esecrato governo Monti e avrebbe evitato a Cottarelli di dire ai microfoni del parlamenti il mio governo pareggerà i conti e sarà un tutt’uno con l’Europa, sapenda bene che la prima cosa non avrebbe potuto farla, visto il parlamento che ha davanti, e la seconda era sperflua: ha ripetuto senza batter ciglio, le direttive del presidente, come non batterà ciglio a quelle dll’Europa.

Morale: in questa storia istituzional-popolare, scontro fra poveri cristi di italiani che non contano nulla e Vip di ampi poteri, chi ha vinto è l’Europa ‘a due’, lieta di poter sopravvivere cullata dai suoi burocrati  che sanno benissimo che se l’Italia dovesse impuntarsi sarebbero guai per tutti loro.

Rompere, allora? Uscire dall’Euro? Affatto, cominciare a far fare alla Comunità una vera politica europea e a concedere a noi, la possibilità di trattare sulle molte stupidaggini che arrivano da Bruxelles. Dal colore dei fagiolini alla curvatura dei cetrioli. La ‘carta’ tanto invocata oggi,  a Mattarella impone anche questo. Farsi ascoltare.

 

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