di Alessandro Fiesoli
Quando Commisso, il 6 settembre, presenta al sindaco e al soprintendente il suo progetto per ristrutturare il Franchi, si è già reso conto che la Mercafir è un percorso ad ostacoli dove si può sapere (forse) quando si entra, ma non quando se ne può uscire con uno stadio nuovo di zecca. Cosa dice, infatti, Commisso? “sono deluso, non capisco perché a Firenze sia tutto così fermo”. E prova a dare una spallata con la sua idea per un nuovo Franchi. Progetto troppo ardito, curve inviolabili (anche troppo, per come posso vederla io, ma poco conta), ma se vuole, gli dice la soprintendenza, puo ‘ costruirne altre due all’,interno dell’attuale struttura , coprire e ammodernare il tutto. Risposta di Commisso: “non mi interessa”. In quattro e quattr’otto, l’ipotesi franchi viene liquidata, neanche un tentativo di ridiscuterla, nonostante Commisso continuasse a ripetere che per lui era “la soluzione migliore”, e Nardella rimette immediatamente sul tavolo la Mercafir. Con annessi e connessi.
Non per nostalgia, nessuno vuole più il Franchi così com’è, ma per dare comunque un’alternativa al presidente viola, nel caso in cui la matassa-mercafir non dovesse sciogliersi. Campi?Joe Barone insiste sull’idea, giusta, di uno stadio anche per i turisti e che viva ogni giorno, e questa esigenza escluderebbe Campi. “Uno stadio ce l’abbiamo, pensiamo piuttosto a un modo serio per ristrutturare e ammodernare il Franchi”, ha detto ieri a radio bruno Mario Sconcerti, autorevolissima prima firma del giornalismo sportivo italiano. Un nostalgico, un retrogrado, un radical chic (a noi del Comitato pro-Restyling del Franchi in queste settimane è stato detto di tutto, al netto delle offese) anche lui, chiedo ai miei 25 lettori? O solo uno che ragiona? A favore del restyling del Franchi, e in difesa del quartiere del campo di Marte, ha preso posizione, in un’intervista a repubblica, anche Piero Pelu’, e nel suo caso la vedo dura dargli del conservatore. E come diceva Arbore: meditate, gente, meditate.