“Siamo di fronte a uno sgretolamento del tessuto sociale, a un imbarbarimento delle relazioni umane. Così si mette a rischio anche la tenuta della democrazia”. A dirlo, in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”, è il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.
“La nostra è una Repubblica democratica – è scritto nella Costituzione – fondata sul lavoro. Ma ora domina lo sfruttamento del lavoro, la precarietà del lavoro, l’insicurezza del lavoro. Si è passati dalla tutela del lavoro al disprezzo del lavoro”, afferma.
I tre recenti casi di cronaca, da Luana alla funivia di Mottarone fino alla morte del sindacalista Adil sono, secondo Landini, “legati dalla stessa logica: il tempo di vita e di lavoro viene piegato al mercato e al profitto e non alla centralità della persona. Questa assenza di vincoli sociali mette a rischio anche la tenuta democratica di un Paese. Dove stiamo andando?”.
“E’ in atto da più di venti anni una metamorfosi del rapporto tra capitale e lavoro. Fino ad ora ha prevalso la logica del mercato e del profitto e così il lavoro è stato progressivamente svalorizzato”, evidenzia.
“La pandemia ha accelerato tutto, accentuando le forme di diseguaglianze, tra ricchi e poveri, tra protetti e precari, tra uomini e donne, tra giovani e anziani, tra Nord e Sud. Contemporaneamente ha fatto emergere il valore dello Stato sociale”.
Al Governo Draghi Landini chiede “di non conservare quelle leggi balorde, di innovare. Esattamente come ha fatto nel settore pubblico – grazie all’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil – con il decreto Semplificazioni che vincola l’azienda vincitrice dell’appalto a garantire ai lavoratori delle imprese subappaltatrici gli stessi trattamenti normativi ed economici e l’applicazione del medesimo contratto nazionale di settore. Si estenda tale legge a tutti gli appalti nel privato”.
Il 30 giugno finirà il blocco dei licenziamenti, si è rassegnato all’idea? “Proprio per niente. Il 26 giugno – conclude – andiamo in piazza anche per chiedere la proroga del blocco”.