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Spazio: l’Italia nel turismo spaziale, accordo con Virgin Galactic ma check-in ancora chiuso

Adnkronos
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Anche l’Italia si sta preparando al turismo spaziale. Dopo i lanci da prima pagina della Blue Origin di Jeff Bezos, della Virgin Galactic di Richard Branson e della SpaceX di Elon Musk, anche il nostro Paese scalda i motori per un turismo in orbita made in Italy. E, stando a quanto apprende l’Adnkronos da fonti vicine al dossier, si stanno già compiendo i primi passi. L’Agenzia Spaziale Italiana, infatti, si é già mossa da tempo in questa direzione ed é dal 2018 che ha iniziato ad organizzare lanci turistici dal territorio italiano stringendo un accordo proprio con la Virgin Galactic di Richard Branson che, l’11 luglio scorso, é diventato il primo ‘turista spaziale’ della storia e volare oltre la linea di Karman.  

Con questa intesa, l’Asi, anche attraverso la sua controllata Altec, sta programmando il primo volo turistico spaziale italiano e la base di lancio individuata é il futuro spazioporto di Grottaglie, in Puglia. Ma il chek-in non é ancora aperto. In verità non c’é ancora “una lista passeggeri” perché, al momento, i bene informati non hanno visto “nessun paperone prenotare un posto o comprare un biglietto”. Eppure c’é chi assicura che “la strada si é aperta, anche se resta ancora un po’ di cammino da fare”. 

Per vedere una ‘carta d’imbarco’ tricolore per un viaggio nello spazio “c’é tutta una parte normativa da sistemare”. Serve anche e “un iter” per realizzare un lancio turistico dal nostro territorio. E non ultimo anche lo spazio porto di Grottaglie “é da consolidare”. Ma una volta risolto lo scoglio burocratico, il sistema spaziale italiano é pronto per il business del turismo in orbita? Per capire lo ‘stato dell’arte’, l’Adnkronos ha raggiunto telefonicamente a Dubai – dove si trova per la Settimana dello spazio di Expo 2020 – l’amministratore delegato di Argotec, David Avino, per sondare con lui – che ha portato sulla Iss la prima macchina per il caffé spaziale – se siamo pronti a una vacanza tricolore in microgravità. 

“In Italia abbiamo tutta la filiera completa per pensare ad una ‘vacanza spaziale’: abbiamo sistemi per il confort, tecnologie spaziali avanzate, moduli per la permanenza in orbita” scandisce David Avino. E l’ad di Argotec, nata nel 2008 a Torino e oggi uno player di forza dello spazio italiano, é abituato a ‘volare alto’. Con i suoi team Avino ha infatti portato sulla Stazione Spaziale Internazionale anche i primi pasti gourmet producendo “food spaziale – adatto anche all’assenza di gravità – con ricette made in Italy dello chef Stefano Polato, responsabile del laboratorio torinese”.  

“Non dovremmo però fermarci a pensare ad un volo suborbitale di pochi minuti: dovremmo pensare ad una ‘vacanza turistica spaziale’ anche di qualche giorno” osserva Avino che con Argotec sta preparando il lancio, il 24 novembre prossimo, di LiciaCube, un satellite di piccole dimensione che andrà nello spazio profondo. Il piccolo satellite sarà un oggetto completamente costruito in Italia che andrà più lontano nello spazio, un progetto coordinato dall’Asi ma realizzato da Argotec: solo un esempio di quelle capacità d’impresa nel nostro Paese che ci portano a guardare più lontano.  

“Sono molto pubblicizzati i viaggi turistici spaziali suborbitali ma sono voli che durano pochi minuti fra andare e tornare a Terra. Sono molto belli, fanno vedere dall’alto la nostra Terra , sono emozionanti ma finisce qui” commenta David Avino. “Quello che invece si sta progettando di fare é costruire, nell’immediato futuro, colonie fuori dal nostro pianeta – cominciando dalla Luna – e questo lo vedo come una delle opzioni dei prossimi 10 anni”.  

Una opzione “che apre prospettive totalmente diverse da un volo suborbitale e che porterà anche importanti ricadute tecnologiche per la qualità della vita sulla Terra” taglia corto l’ad di Argotec che non ritiene surreale immaginare “hotel spaziali per turisti in orbita su stazioni abitate private, residenze spaziali’ per gli explorer del futuro, uomini e donne che, oltre agli astronauti professionisti” abiteranno lo spazio e “saranno i ‘workers del mining’, delle miniere nello spazio, come gli ingegneri ed i tecnici delle piattaforme petrolifere terrestri”.  

Nel guardare oltre la Terra, Avino indica infine che “tutte queste persone avranno bisogno di vivere nello spazio in modo confortevole. E questo avrà enormi ricadute: dalla costruzione di ambienti spaziali dove vivere, un tema su cui ci stiamo già muovendo, a fare cooking nello spazio a sistemi per lavarsi in microgravità dove é impossibile farsi una doccia come sulla Terra”. (di Andreana d’Aquino)